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Sta morendo e l’ARP se ne frega

Sta morendo e per anni non ha avuto modo di vedere i nipoti. Due anni fa’ è stata sottoposta all’ARP 8 di Pregassona questa faccenda. Come da prassi l’avvocatessa Torricelli e il suo manipolo di fedeli inosservanti delle leggi se ne sono lavati le mani.

Allora è stata interpellata la Camera di Protezione che ha deciso di mantenere il silenzio.

Sono state messe al corrente la Pretura di Lugano e la Procura che hanno deciso di non rispondere.

Velo pietoso va calato sul Dipartimento delle Istituzioni e il DSS. Lo stato attuale di questa vicenda dimostra che Gobbi e Beltraminelli hanno ben altro a cui pensare e che, in virtù della separazione dei poteri, possono avere la coscienza tranquilla.

Il Municipio di Lugano, pure informato, non ha espresso una sola parola. Evidentemente gli ippocastani sono materia assai più stringente.

Un uomo sta morendo e non può vedere i nipoti, perché la madre dei ragazzi “non è obbligata a farlo”, applicando una delle sue innumerevoli leggi “ad personam”. E cosa fanno le istituzioni? Niente. Tacciono.

Pure sottoponendo all’attenzione dell’ARP le sentenze del Tribunale federale e della CEDU che garantiscono ai nonni di avere rapporti con i nipoti, Torricelli & company hanno deciso di tacere, l’unica cosa che gli riesce meglio dell’insultare l’intelligenza delle utenze, facendosi beffe delle norme e applicando un diritto “à la carte”.

Intanto il nonno continua a lottare, sopportando il dolore fisico al quale va sommata l’angoscia del morire senza avere un ultimo contatto con i nipoti. Sopravvive ai profondi momenti di sconforto e continua a sottoporsi a cure mediche che gli danno qualche speranza in più.

La risposta delle autorità arriverà postuma (se mai arriverà) e sarà un insulto alla dignità umana.

Le ARP vanno smantellate e tutte le atrocità che commettono vanno rese pubbliche.

 

 

E intanto Norman Gobbi tace

AGGIORNAMENTO DELL’ 11 FEBBRAIO 2015, ORE 9:45

L’Onorevole Gobbi si è detto disponibile a rispondere ad alcune domande relative alla situazione delle ARP.

Intanto l’ARP 8 la quale, va ricordato, da sola RIDICOLIZZA LE ISTITUZIONI che di norma sono attendibili, coscienziose e serie, CONTINUA A TACERE.

Il prossimo passo: chiedere lo scioglimento delle ARP 8 e 3, presiedute dall’avvocato Clarissa Torricelli

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AGGIORNAMENTO DEL 10 FEBBRAIO 2015, ORE 10:00

L’Onorevole Gobbi ha risposto ad una mia email. Attendo il suo permesso di pubblicarne il contenuto.

Dal fronte delle ARP nessuna presa di posizione. Situazione inaccettabile che non può essere tollerata. Urge interrogazione parlamentare.

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AGGIORNAMENTO DEL 10 FEBBRAIO 2015, ORE 15:00

Niente novità dal Consiglio di Stato. Nessuna novità da parte dell’ARP 8 che, è ovvio, non tace perché superiore ma perché ridicola, come confermano le decine di testimonianze che mi stanno arrivando soprattutto da stamattina…

Chi parla? Non solo cittadini, ma un numero sempre crescente di nauseati.

Rinnovo l’invito sia ai cittadini interessati sia agli esponenti politici: lasciate un commento (non verrà pubblicato se non dietro esplicita richiesta) oppure scrivete all’indirizzo email stoparp.ticino@gmail.com

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Norman Gobbi, il ministro leghista a capo del Dipartimento delle Istituzioni a cui fanno capo le Autorità Regionali di Protezione (ARP) continua a fare silenzio. E con lui tutta la Lega dei Ticinesi che non perde occasione, dalle pagine virtuali e di carta dei propri organi di stampa, di criticare qualsiasi esponente politico degli altri partiti.

Intanto il ministro Gobbi – perfettamente al corrente di parte degli abusi che le ARP compiono – non sa che pesci prendere e non si decide, almeno a quanto risulta fino ad oggi, a fare intervenire la magistratura ticinese per appurare quelli che sembrano palesi casi di (perlomeno) abusi di ufficio.

Ecco un’ennesima lettera a cui né lui né l’ARP (ovviamente sempre la stessa) osano rispondere, calpestando così i diritti minimi garantiti a tutti, tranne a chi finisce nelle loro maglie.

Nel DOCUMENTO ALLEGATO appaiono  il nome dell’avvocatessa Manuela Fertile così come individuato dall’autore dell’allegato stesso, di una testimone (riportata in caratteri rossi), qui definita come “LA TESTIMONE”, un onorevole ticinese del quale viene omesso per il momento il nome e l’AGNA, l’Associazione Genitori Non Affidatari che – stando ad alcune informazioni – avrebbe accolto l’avvocatessa Fertile tra le proprie fila (!!!!). Cosa piuttosto insolita e inspiegabile giacché l’AGNA si schiera al fianco dei genitori non affidatari.

Intanto i responsabili di questi disastri tacciono. Fanno i forti coi deboli.

Intanto sia su Facebook sia su Twitter è nato l’hashtag #STOPARP.

Gli abusi dell’ARP 8 – Un caso clamoroso

Quello che segue può sembrare un caso accaduto in un regime totalitario. Invece è successo nella civile Lugano, a due passi dall’Italia.

Un padre divorziato, per potere mandare dei regali ai suoi figli, deve accettare che i pacchi vengano consegnati loro davanti alle autorità. Da una parte perché la madre dei minori ha fatto di tutto per evitare la consegna dei pacchi, raccontando ai figli che il padre ha evidentemente raccontato loro una bugia e che non esiste nessun regalo. Dall’altra parte grazie all’intervento dell’avvocato Manuela Fertile, che si pregia di essere una mediatrice la quale, in veste di patrocinante della madre dei minori, sostiene che nei pacchi ci possano essere armi o droga. Cosa ovviamente fuori da ogni contesto logico, come viene ironicamente sottolineato dal curatore che ha assistito allo scambio e di cui SI ALLEGA QUI il rapporto.

Rapporto che evidenzia come sia necessario un riavvicinamento padre – figli, il cui allontanamento è stato voluto dalla madre dei minori, con la collaborazione dell’ARP 8 di Lugano che ha ascoltato solo i racconti della stessa, senza dare al padre occasione di contraddittorio il quale, in ogni caso, non avrebbe avuto nessuno scopo giacché l’ARP 8 ha comunque ignorato tutte le prove, addotte dal padre, utili a confutare le teorie materne. Va ricordato che l’ARP 8 è presieduta dall’avvocato Clarissa Torricelli e, a suo supporto, gode della collaborazione della dottoressa D’Ottavio del Priore. Entrambe queste signore sono finite agli onori della cronaca locale, ognuna per far suo, per i loro atteggiamenti professionali non del tutto trasparenti.

In sintesi il curatore suggerisce all’ARP 8 di ignorare gli accanimenti degli adulti perché è evidente che i minori abbiano bisogno di avere un rapporto sereno con il padre.

Nei giorni seguenti il padre dei minori, aggredito per l’ennesima volta dalla ex moglie (le autorità sono in possesso della trascrizione di un file audio che hanno ignorato) viene ulteriormente attaccato dall’avvocato Fertile (una mediatrice) che sostiene vi sia stato un alterco tra il padre e i minori al telefono: l’avvocato Fertile, nella sua lettera, usa toni inaccettabili (verrà pubblicata su questo blog tra qualche giorno) e, per l’ennesima volta, fa affermazioni pesantissime nei confronti del padre dei minori che non ha mai nemmeno incontrato.

Ad ulteriore riprova della sua estraneità il padre consegna all’ARP 8 un estratto delle telefonate fatte ai figli: la durata delle stesse è prova evidente del fatto che, al contrario di quanto sostiene l’ex moglie, i ragazzi parlano volentieri col padre. Telefonate lunghe, in cui padre e figli si scambiano opinioni in vari ambiti, durante le quali i ragazzi chiedono consigli al padre in merito a scuola, amici e altre faccende tipiche della vita di un adolescente.

Tra le molte cose da porre in evidenza c’è il fatto che, a fronte di un brutto voto ottenuto a scuola, i ragazzi cercano il conforto del genitore. Più in là (anche questo documento verrà pubblicato tra qualche giorno) verrà sostenuto che i ragazzi sono terrorizzati di dire al padre di avere avuto una cattiva valutazione in un compito in classe. Addirittura sono terrorizzati dalle conseguenze: il padre vive a 700 chilometri di distanza.

Da una parte le fandonie inventate dalla madre dei minori, avvalorate da nessuna prova, dall’altra parte una quantità abbondante di prove e il supporto di un curatore, nominato dall’ARP 8 stessa che indicano quanto la signora stia cercando di ottenere un ulteriore isolamento dei figli dalla vita del padre.

Risultato di tutto ciò? Da lì a poco l’ARP 8, come da consuetudine, impedirà al padre di avere rapporti telefonici coi figli.

Giustizia è fatta.

ARP luganesi: continua la linea dell’abuso

Delle ARP, su questo blog, si è ampiamente parlato. Chi volesse approfondire l’argomento degli abusi perpetrati da queste istituzioni che sono una vera vergogna per il Cantone Ticino, può selezionare l’omonima categoria posta sul lato destro di questo post.

Dopo sette anni (sette anni!) di umiliazioni un cittadino ticinese decide di svuotare il sacco, scrivendo al Direttore del Dipartimento delle Istituzioni del Cantone Ticino, onorevole Norman Gobbi, per chiedergli scusa di non essere più disposto a sopportare oltre.

Dal ministro, ovviamente, non ci si attende nessuna risposta perché, dal 1. gennaio 2013, le ARP sono sotto il controllo del diritto civile e non più sotto l’ala di quello amministrativo. Questi abusi, però, continuano da ben prima del 2013 e, a prescindere da ciò: perché il ministro Gobbi non ha avviato un’indagine? Perché non ha segnalato alla Magistratura ticinese che l’ARP 3 e l’ARP 8 (entrambe di Lugano, entrambe presiedute dall’Avvocato Clarissa Torricelli) avrebbero agito più volte al di fuori della liceità?

Qui una copia della comunicazione inviata a Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle Istituizoni. (LINK)

C’è da sottolineare che, la prima reazione attesa non è quella di un netto interessamento al caso specifico, ma una serie di querele sporte alla volta della mia persona.

Così è (fin troppo) facile

Muro di gomma dell’Autorità Regionale di Protezione 8 (ARP), uno degli organi ticinesi preposti, tra le altre cose, ad intervenire laddove – su richiesta di parte – vi siano tensioni nei rapporti tra coniugi divorziandi o ex coniugi.

A capo di ben due delle 18 ARP c’è Clarissa Torricelli, già richiamata all’ordine quando svolgeva il ruolo di Procuratore Pubblico, perché aveva dimenticato di fornire alla difesa delle informazioni di primaria importanza all’interno di un processo. Quando ha scelto di non ricandidarsi al ruolo di pubblica accusatrice la città di Lugano l’ha nominata a capo dell’ARP 8 e l’ARP 3, entrambe piuttosto tristemente note in Ticino a causa delle decisioni prese da chi la presiede e dal suo braccio destro, Daniela D’Ottavio del Priore, già balzata agli onori delle cronache, a sua volta, per avere visto casi di maltrattamenti su minori laddove è stato dimostrato non essercene nemmeno l’ombra.

Che, tra le diatribe tra genitori divorziati, ci sia una parte più scontenta dell’altra è una norma quasi standard, ciò non toglie che le istituzioni dovrebbero assumere posizioni assolutamente trasparenti, fosse solo per non esporsi a critiche che nulla hanno a che fare con gli scopi per i quali esistono. All’ARP 8 di Lugano così non è: una delle parti lese ha chiesto che le fossero comunicati i dati utili affinché, ad una specialista invocata dall’ARP 8, fosse consegnato un ordine di apparizione in tribunale, come persona informata dei fatti. Silenzio. L’ARP 8 si nasconde, non risponde, fa finta che nulla sia accaduto.

Il perché appare incomprensibile, tra i membri dell’ARP 8 e la specialista che dovrebbe comparire in tribunale non ci sono legami tali da mettere in discussione il lavoro svolto da quest’ultima. Oppure no? E se fosse questo il motivo per cui l’ARP 8 non risponde?

L’inciviltà che porta alla moderazione

Il giornalismo è una missione. Come tale va esercitato con coscienza, passione e responsabilità. L’inciviltà di una commentatrice, il cui intervento potrebbe avere strascichi penali, mi costringe – contro il mio volere – a ricorrere alla moderazione degli interventi dei lettori.

Non sarebbe dovuto accadere, è una cosa che vivo come un grosso limite, un limite alla spontaneità, alla legittimità della collaborazione e della discussione civile tra chi scrive e chi legge. Come spesso succede, le colpe di pochi ricadono su tutti. Ed è un grosso peccato.

Ciò non ha però ripercussioni sulle indagini giornalistiche che sto  seguendo: se le autorità ticinesi e la signora Elena Paltrinieri hanno responsabilità, saranno gli organi competenti a stabilirlo. Qui potrete leggerne gli sviluppi.

Per avere risposte dalle autorità ticinesi è necessario muovere la magistratura italiana, oltre a segnalare alla Commissione europea la situazione, affinché vengano accertati eventuali abusi ed eventuali responsabilità. E questa, per il Cantone Ticino, è già una grossa sconfitta: dovere varcare il confine per dare risposte legittime ai cittadini è una situazione che merita più di una riflessione.

Intanto vi invito a continuare ad inviarmi email con le informazioni che ritenete importanti, come già state facendo. Saranno trattate, come sempre, nel pieno rispetto delle norme e della coscienza professionale.

Grazie a chi ha partecipato, a chi sta partecipando e a chi parteciperà. Le cose si possono cambiare.