Correva il 1995 quando Bill Gates, all’epoca 40enne, diede alle stampe il libro “The road ahead”, tradotto un anno dopo in italiano e pubblicato con il meno incisivo titolo de “La strada che porta a domani“. La penetrazione della Rete, all’epoca, superava di poco la decina di milioni di computer connessi, era ancora appannaggio della comunità scientifica o delle unità governative e il primo browser (Mosaic) aveva visto la luce solo due anni prima.
Fare previsioni sullo sviluppo di Internet, all’epoca, era sì relativamente facile ma ciò non escludeva la possibilità di fare errori. Bill Gates, nel suo libro, ipotizzava un mondo personale, il quotidiano di ognuno di noi, gestito da un unico terminale. Non dichiarava la fine della radio, della TV, dei quotidiani ma un radicale cambiamento delle abitudini che avrebbe lasciato spazio ad un nuovo modo di informarsi, ascoltare la radio o guardare la TV.
Nessuno (o pochi), avrebbe detto fino a qualche mese fa che l’autostrada di domani avrebbe tratto le sue origini da una piattaforma creata per “restare in contatto con le persone della tua vita”. Attenzione: le previsioni sono tutte profetiche ma a scoppio ritardato; se ad inizio degli anni ’80 qualcuno avesse ipotizzato la caduta del Muro di Berlino o se, ad inizio anni 2000 qualcuno avesse ipotizzato la caduta libera di imperi quali quello dell’automobile e il fallimento di Detroit, questi profeti sarebbero stati prelevati con tanto di camicia di forza.
Torniamo a noi. Che differenza c’è tra Bill Gates e Mark Zuckerberg? Il primo ha ipotizzato, in tempi non sospetti, che avremmo fatto la spesa, comprato libri, prenotato biglietti per viaggi o eventi via internet, il secondo lo fa. Non lui, ovviamente, ma quel colosso che ha sede a Menlo Park e che è il frutto del lavoro di ben 4.600 dipendenti.
Forse non lo sappiamo o non ce ne rendiamo conto, ma siamo già in viaggio sull’autostrada disegnata da Gates e siamo in parecchi: settecento milioni di persone. Sì, i profili Facebook sono 1,15 miliardi ma vanno considerati i doppi account, quelli decisamente finti o abbandonati e le pagine aziendali o di fan che decurtano questo altisonante numero di circa il 25% fino ad arrivare a 699milioni di utenti attivi (819milioni tenendo conto di chi si connette da device mobile), un numero comunque più che impressionante.
Da oggi, negli USA, Facebook offre la possibilità di prenotare un posto in quei ristoranti che hanno una pagina aziendale sul social network. E Bill Gates va in vantaggio di un punto.
Se consideriamo (e questo solo relativamente a Facebook) che le applicazioni (di varia natura) sono 10milioni, che sono 240 i miliardi di foto condivise, 110milioni le canzoni condivise, 250milioni le persone che passano parte del proprio tempo libero giocando… Bill Gates va in vantaggio di diversi punti.
Se a tutto ciò aggiungiamo che, in media, ogni utente passa 8,3 ore al mese su Facebook e che gli inserzionisti sono ormai un milione e il numero di interazioni tra aziende e clienti è in costante crescita, Bill Gates fa gol a valanga.
Ultima (ma non per ultima) considerazione: Facebook ha le casse piene, grazie anche all’IPO che le ha permesso di rastrellare liquidità. Cosa ne farà di tutti questi denari? Li investirà per fare crescere il buffer di servizi offerti. E’ quindi presumibile la creazione di applicazioni (a pagamento) per la diffusione di contenuti audio e video. E anche questi servizi si estenderanno, permettendo a chi vorrà di non andare al cinema ma di consumare sul proprio divano la visione di un film trasmesso nelle sale cinematografiche. Lo stesso dicasi per l’acquisto di libri, musica, viaggi…
Bill Gates un goleador? Piuttosto il contrario: grande fornitore di assist, a realizzare ci pensa Zuckerberg.
L’arteria principale dell’autostrada è costruita, ora mancano quelle ramificazioni che conducono gli utenti a soddisfare qualsiasi loro bisogno.
Un’idea di business: aprite un negozio di alimentari con consegna a domicilio che permetta agli utenti Facebook di trasmettervi la lista della spesa.
Domanda: perché Microsoft ha snobbato questo (enorme) potenziale?