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Le ARP mietono vittime (e il governo fa spallucce)

Ricevo e pubblico un’accorata e lunga lettera. Vale la pena leggerla perché lascia trasparire la profonda inadeguatezza delle istituzioni coinvolte. Situazione che la politica continua ad ignorare.

C’è un punto in cui l’incompetenza diventa “manifesta volontà di ledere”: questo punto è già stato superato?

Personalmente non approvo alcune delle espressioni usate dall’autore della lettera riportata, così come non sono d’accordo quando l’autore fa riferimento ad interessi economici. Questi mercimoni, per il momento almeno, appartengono ad altri paesi. E questa è una delle profonde differenze che mi lasciano credere che la situazione in Svizzera avrebbe potuto essere raddrizzata se solo ci fosse stata la volontà. Si è ancora in tempo? Bisognerebbe chiederlo alle vittime, perché Gobbi ha già detto di non riconoscere responsabilità del suo dipartimento.

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“Un Natale tragico quello del 2015 per due madri del Canton Ticino, che si sono viste rubare i loro figli dai malefici funzionari delle ARP. Due casi molto gravi, uno dei quali, quello del neonato tolto dalla madre, ha fatto la UNO dei giornali ticinesi. Finalmente si comincia a parlare di queste istituzioni naziste (o ancora peggio!!) delle ARP, che da decenni riempiono le casse dello Stato con furti di bambini totalmente illegali e abusivi! La soluzione provvisoria discussa in Parlamento permetterà sì, alla madre di potere allattare quotidianamente (visto che inizialmente le ARP le permettevano un diritto di visita di solamente per tre giorni alla settimana, in pieno allattamento!! CRIMINALI!!! ), ma una volta entrate nella vita di un cittadino, queste ARP non lo mollano più! Se avessero voluto veramente aiutare la Signora Poretti, si poteva farlo senza strapparle il figlio di mano! Ormai la dinamica delle loro azioni sono chiare a tutti: l’intenzione era distruttiva! La Svizzera vuole mostrare al Mondo intero la sua perfezione, la sua voglia di aiutare bambini, di combattere contro la pedofilia, di aiutare i profughi, i rifugiati, ecc. I politici svizzeri utilizzano grandi parole come democrazia, Stato di Diritto, Diritti umani, Diritti per i bambini! Ma cosa fanno questi politici per aiutare i propri cittadini ed i propri bambini nel bisogno? Troppo facile dare una bella immagine al Mondo, per poi fare esattamente l’opposto di ciò che si dice! VERGOGNA! Simonetta Sommaruga e Norman Gobbi, quanta ipocrisia! Le ARP stanno togliendo la vita, la forza e la speranza a migliaia di bambini solo in Ticino. Ma tutti tacciono! La bambina di 12 anni che ha subìto gli abusi dal padre è tutt’ora imprigionata in un Foyer del Mendrisiotto, con il solo diritto di una telefonata settimanale con la madre. La bambina ha più volte dichiarato di non volere più vedere il padre che gli ha fatto tanto male, che l’ha umiliata, abusata, traumatizzata. Ma le ARP (Avv. Gabriella Meuli Bianchi & Co) hanno pensato bene di obbligare la bambina a rivedere il padre durante delle visite sorvegliate! Vi rendete conto? E l’inchiesta di presunti abusi, intralciata dalla Commissaria di Lugano (XXXXXX), che fine ha fatto? Fino ad ora non è neppure iniziata e sono passati già tre mesi ormai. Qui in Svizzera si preferisce mettere una bimba in mano ad un pedofilo, piuttosto che condannarlo! Questi sono i fatti! VERGOGNATEVI!!! Adesso è ora che il PP XXXXXX prenda in mano seriamente questo caso, un caso che in ogni Cantone e Paese dovrebbe essere prioritario! Invece NO!!! Il giorno di Natale, questa bambina era rinchiusa nel Foyer, sola con un educatore! Piangeva al telefono con sua madre (è da oltre tre mesi che piange e implora sua madre di farla tornare a casa), ma gli incompetenti dell’ARP godono nel vedere tanta sofferenza. Gente senza cuore, senza dignità, senza principi, senza morale…senza RISPETTO! Dei criminali, che deformano la legge senza che nessuno ha il potere di contrastarli. Il Tribunale d’Appello ormai si sa, collabora in stretto rapporto con le ARP e solo in rarissime occasioni si schiera contro le loro decisioni (vero Giudice XXXXXX? Si vergogni!) Una bambina che ha avuto il coraggio di svuotare il sacco, ormai pieno da troppi anni, e che per farla tacere giusto per difendere un criminale amico della curatrice, le ARP la isolano (peggio che un prigioniero) in un Foyer di Mendrisio! Senza poter vedere i nonni che lei ama, con una sola visita settimanale della madre (distrutta da questa ingiustizia!) Le ARP infrangono le leggi per distruggere bambini e famiglie. Ma se ci pensiamo bene, non è la legge stessa che dà alle ARP tutto questo potere? Chi è l’ARP? Chi li autorizza ad agire in quel modo? E questo non è solo il problema del Canton Ticino, ma di tutti gli altri Cantoni del Paese. È incredibile come in un Paese, dove si parla tanto di LIBERTA DI ESPRESSIONE, pochissimi giornali parlano dei crimini di questa Organizzazione! Ho scritto a quasi tutti i giornali del paese per far conoscere la nostra storia al pubblico, ma nessuno ha osato pubblicarla e parlar male di questi mostri. L’unico coraggioso, un Professore pensionato che gestisce il suo sito (ticinolive.ch).

L’articolo è stato messo online e letto da più di 3000 persone in tre giorni, ma dopo una telefonata accusatoria, il Professore mi ha informato che è meglio togliere l’articolo e che entrambe saremmo stati querelati. E già, quando certe verità disturbano, si devono eliminare certe prove e rendere il popolo ignorante di certe pratiche allucinanti!

Molta gente non sa chi o cosa è l’ARP, ma se facciamo un’analisi approfondita, l’ARP decide ed esegue ma dietro a tutto sto schifo, c’è il Governo, i Politici, l’Amministrazione che lasciano totale libertà a questi incompetenti. Stanno distruggendo il futuro e la vita di migliaia e migliaia di bambini e famiglie, mentre in Governo, Sommaruga and Company si lavano le mani! Tutti noi ormai sappiamo che la responsabilità di queste azioni è dello Stato elvetico. Lassù in Governo, c’è qualcuno che pensa, poi qualcuno che agisce (le ARP) e poi il risultato: Bambini rubati e milioni e milioni di beneficio, ma soprattutto si ha come l’impressione che si voglia indebolire tutta una generazione, per renderla sottomessa al sistema. Persone intelligenti e coscienti hanno sempre disturbato il mondo politico nel corso della storia dell’umanità. E queste persone, il più delle volte, sono state eliminate! Un uomo debole e frustrato è molto più facile da manipolare, mentre un uomo sveglio e forte, che possiede una forte identità, è difficile da manipolare e quindi diventa pericoloso per chi cerca solo di governare e esaudire i suoi desideri di potere e d’egoismo. Ora mi chiedo quanti politici hanno divorziato e dove sono finiti i loro figli? Anch’essi finiti nella trappola dell’ARP? Non penso proprio!! I figli di certi politici o degli amici di questi uomini di potere, non si taccano…sono ultra protetti! Sono loro il futuro di un progetto egocentrico e malvagio dello Stato (vedi dittature che si tramandano da padre in figlio!) Ma chi paga purtroppo sono sempre semplici ed ordinari cittadini. L’ARP sta distruggendo la psiche di milioni di bambini e genitori. Un vero e proprio lavaggio di cervello. Ma a che scopo? Per indebolirli?
L’ ARP ha più volte dimostrato la sua mancanza di conoscenza, mancanza di equilibrio e di professionalità; Un’organizzazione che basa il suo operato sul bene del bambino, dovrebbe agire differentemente. Cercherebbe semplicemente di creare un equilibrio tra le famiglie ed i bambini. Le azioni dell’ARP invece, fino a oggi e in tutti i cantoni svizzeri sono state devastatrici, senza etica e morale: Azioni puramente criminali! Azioni che fruttano introiti incredibili allo Stato ed ai suoi dipendenti. Le ARP devono essere analizzate veramente in profondità. Ci sono leggi che non sono rispettate e malgrado ciò, avvocati e giudici, non fanno nulla per farle rispettare. Dove sono finiti i veri uomini? Uomini, che vedendo tanta ingiustizia e tanta devastazione, non agiscono? Se la Svizzera fosse veramente un paese di libertà, di diritti, di democrazia, perché allora non si ascoltano i pianti di sofferenza di tutti questi bambini che vogliono solamente stare vicino alle loro madri, ai loro amici e vivere nel loro universo che da loro sicurezza e tranquillità? La Svizzera è uno dei paesi al mondo con il più alto numero di suicidi. Un puro caso? Perché non si approfondiscono le cause di tutti questi suicidi? Si ha forse paura di scoprire il male e l’ingiustizia subita da centinaia di migliaia di persone nel passato fino ad oggi? O forse è più facile dire che erano depressi? Questa è una grande vergogna. Oggi le madri devono gridare forte e chiaro: “I bambini sono nostri e non dello Stato!!! Rivogliamo a casa i nostri bambini che ci hanno rubato. Ora basta con questi abusi dello Stato e delle ARP! Per qualsiasi danno sia psicologico che fisico che i nostri figli subiranno, lo Stato sarà il solo responsabile!” “.

Sta morendo e l’ARP se ne frega

Sta morendo e per anni non ha avuto modo di vedere i nipoti. Due anni fa’ è stata sottoposta all’ARP 8 di Pregassona questa faccenda. Come da prassi l’avvocatessa Torricelli e il suo manipolo di fedeli inosservanti delle leggi se ne sono lavati le mani.

Allora è stata interpellata la Camera di Protezione che ha deciso di mantenere il silenzio.

Sono state messe al corrente la Pretura di Lugano e la Procura che hanno deciso di non rispondere.

Velo pietoso va calato sul Dipartimento delle Istituzioni e il DSS. Lo stato attuale di questa vicenda dimostra che Gobbi e Beltraminelli hanno ben altro a cui pensare e che, in virtù della separazione dei poteri, possono avere la coscienza tranquilla.

Il Municipio di Lugano, pure informato, non ha espresso una sola parola. Evidentemente gli ippocastani sono materia assai più stringente.

Un uomo sta morendo e non può vedere i nipoti, perché la madre dei ragazzi “non è obbligata a farlo”, applicando una delle sue innumerevoli leggi “ad personam”. E cosa fanno le istituzioni? Niente. Tacciono.

Pure sottoponendo all’attenzione dell’ARP le sentenze del Tribunale federale e della CEDU che garantiscono ai nonni di avere rapporti con i nipoti, Torricelli & company hanno deciso di tacere, l’unica cosa che gli riesce meglio dell’insultare l’intelligenza delle utenze, facendosi beffe delle norme e applicando un diritto “à la carte”.

Intanto il nonno continua a lottare, sopportando il dolore fisico al quale va sommata l’angoscia del morire senza avere un ultimo contatto con i nipoti. Sopravvive ai profondi momenti di sconforto e continua a sottoporsi a cure mediche che gli danno qualche speranza in più.

La risposta delle autorità arriverà postuma (se mai arriverà) e sarà un insulto alla dignità umana.

Le ARP vanno smantellate e tutte le atrocità che commettono vanno rese pubbliche.

 

 

Signora Hutter, si accomodi all’uscita

È online la petizione per chiedere alle autorità comunali di rimuovere dalla carica di Presidente dell’ARP 15 di Giubiasco la signora Catherine Hutter Gerosa, ormai tristemente nota per le decisioni che appaiono fuori dal contesto giuridico svizzero e sovranazionale. Ti chiediamo di volerla firmare e di farla firmare ad amici e parenti e di volerla condividere sui tuoi profili sociali (Facebook, Twitter, Google Plus, …)

Per chi invece preferisse firmare con la penna, qui è possibile prelevare una copia del formulario che può essere inviato a

STOPARP, CP 78, 6952 Canobbio

oppure all’indirizzo email

stoparp.ticino@gmail.com

Cosa ci aspettiamo
Sinceramente… nulla. Considerati i presupposti con cui le istituzioni si auto-assolvono è plausibile credere che i destinatari della petizione accamperanno un sacco di scuse al fine di rendere plausibile ciò che è inaccettabile, ovvero la riconferma con tanto di pieno di fiducia della Presidente dell’ARP 15 o, come sono solite fare le istituzioni in difficoltà, verrà data una risposta piccata e saccente, secondo cui i cittadini non hanno diritto di parola (!) o, da ultimo ma non per ultimo, nessuno risponderà, facendo finta che tutto vada bene e che – circolo vizioso pericolosissimo – le istituzioni sono infallibili.

“Occorre creare un senso per avere consenso”

E poi?
Il primo aspetto positivo è la sensibilizzazione. Occorre che un numero crescente di cittadini sappia cosa sono le ARP e cosa fanno. Il senso aiuta a creare consenso.
Il secondo aspetto positivo è che chi vorrà spendersi per confermare la signora Hutter, dovrà spiegare perché. E se i cittadini vorranno, sarà possibile avviare una serie di procedimenti per ridare dignità a chi l’ha persa per mano dello Stato.

Dipende da voi.

Aggiornamento
Mi è stato segnalato più volte che non è stato possibile firmare la petizione: dopo avere compilato il form il sito rimanda ad errori senza contare la nuova firma. Il Gruppo STOPARP Ticino (e non solo) ha scritto ad Activism.com ma, ad oggi, i problemi permangono.

Vi ricordo che potete scaricare il formulario e inviarlo via posta oppure via email.

Grazie per la pazienza.

 

Widenius, c’è ancora tanto futuro per MySQL e i suoi derivati

Michael “Monty” Widenius è una delle menti di spicco del software open e, nonostante abbia 52 anni, è idealista quanto un ventenne. Nel 1995, un’era tecnologica fa, si è chinato su MySQL portandolo ad essere – nella sua versione client – il RDBMS (Relational Database Management System) più diffuso al mondo, arrivando ad insidiare giganti della caratura di Microsoft e Oracle. Nel 2008 MySQL AB, azienda fondata da Widenius, è stata acquistata da Sun Microsystems per un miliardo di dollari. Meno di un anno dopo – a causa di divergenze ritenute insanabili – “Monty” ha deciso di prendere un’altra strada. Nel frattempo Sun è stata acquistata da Oracle per la cifra di 7,4 miliardi di dollari; connubio che Widenius ha voluto impedire sollecitando l’antitrust tramite una petizione online. Missione parzialmente riuscita poiché Oracle ha potuto inglobare MySQL ma ha anche promesso che le relative politiche di licensing non sarebbero state riviste prima del 2015. Ai tempi della cessione a Sun Microsystems, fatta nell’esclusivo interesse del suo prodotto, Widenius ha preteso una clausola secondo cui MySQL non sarebbe stata ceduta a diretti concorrenti ma non ha potuto prevedere che uno di questi, Oracle per l’appunto, acquisisse Sun. Ancora oggi Widenius è convinto che il colosso di Larry Ellison voglia smantellare a poco a poco MySQL, togliendogli tutte quelle prerogative che lo rendono attrattivo. Non usa mezzi termini, Widenius, nell’argomentare questo suo punto di vista: «non ho mai voluto credere che MySQL potesse essere acquistato da chi preferisce ucciderlo piuttosto che prendersene cura; il calo di utenti attuale è imputabile a problemi di sicurezza che non vengono prontamente risolti e estensioni enterprise che non sono più distribuite gratuitamente».

Già nel 2009, con la sua uscita dagli effettivi di Sun Microsystems, Widenius si è rimboccato le maniche per dare vita a MariaDB, un fork di MySQL  e, per garantire che resterà sempre un software libero, nel 2012 è stata creata la MariaDB Foundation, di fatto proprietaria del marchio. L’azienda che segue lo sviluppo del RDBMS è la Monty Program AB, diretta dallo stesso Widenius e che, dopo la fusione con SkySQL impiega diversi sviluppatori provenienti da Sun Microsystems e da Oracle. Fusione avvenuta durante il mese di aprile del 2013 e salutata da Widenius con una frase emblematica: «creiamo la prossima generazione di database open source». É logico pensare –  in assenza di conferme – che la fusione è avvenuta anche per garantire il supporto agli utenti e ridurre i tempi di rilascio delle nuove versioni del software.

Widenius ha risposto ad alcune mie domande che meglio aiutano ad inquadrare sia il successo di MySQL sia il rapporto teso con Oracle.

Come ha fatto MySQL a tenere testa, per anni, ai giganti del settore?
“É stato possibile grazie a tre elementi che sono, oltre all’Open Source, un’assistenza aperta a tutti (anche a chi non aveva sottoscritto appositi contratti, nda) e un’organizzazione snella e capace. La cessione a Sun Microsystems è stata fatta proprio nell’ottica di fornire un migliore supporto agli utenti, fondamentale per la crescita di MySQL”.

Nel 2009, poi, l’acquisizione da parte di Oracle scombina i piani…
“Sì e no, perché il fatto che le licenze siano free è sinonimo di continuità. Il discorso può essere diverso per i pacchetti enterprise che, essendo a pagamento, possono subire  le decisioni commerciali assunte da Oracle”.

Una nuova avventura Open Source nel segno della continuità. Come sta andando?
“La MariaDB Foundation da’ ottime garanzie sia per lo sviluppo sia per il supporto del fork. Le cose stanno andando bene tanto è vero che, dopo un investimento di un milione di euro all’anno per tre anni, abbiamo raggiunto il punto di pareggio. Il denaro, che proviene da sponsor e partner, viene investito soprattutto per formare sviluppatori capaci di fare decollare MariaDB”.

Se dopo il 2015 Oracle decidesse di rivoluzionare le politiche di pricing di MySQL, quale potrebbe essere l’impatto su Open Data, Big Data e Cloud?
“Minimo, perché ci sono altre valide alternative a MySQL e anche a MariaDB, progetto su cui ovviamente contiamo molto. Vincerà comunque sempre la formula “free” rispetto alle ridicole politiche attuate da Oracle”.

Il duello a distanza tra Oracle-MySQL e MariaDB (e altri fork) è solo all’inizio. Resta fuori dalla mischia Redmond, solo relativamente nei pensieri di Widenius perché con il proprio RDBMS copre i sistemi operativi proprietari mentre, la sfida vera, si combatte sulle macchine non Microsoft.

E, in termini di opportunità future, c’è da scommettere che un campo di battaglia utile a scrivere le sorti della guerra saranno gli Open Data, tanto preziosi quanto ancora lontani dall’avere uno standard che ne coadiuvi diffusione ed utilizzo: anche in questo caso – almeno sulla carta – l’Open Source parte avvantaggiato e Microsoft sembra destinata ad alzare bandiera bianca. La versione Express di SQL (gratuita) supporta database limitati a 10 GB e un solo gigabyte di RAM per ogni istanza. Misure piuttosto limitate.

Michael Widenius Credit: James Duncan Davidson/O'Reilly Media
Michael Widenius
Credit: James Duncan Davidson/O’Reilly Media

Diritto all’oblio: Google “raccoglie idee” a Roma

Lo scorso mese di maggio, con la “sentenza Gonzalez”, la Corte europea di Giustizia ha stabilito che Google deve rispettare il diritto all’oblio, rimuovendo dal motore di ricerca le informazioni irrilevanti o fuorvianti che riguardano sia le persone fisiche sia quelle giuridiche. Si è aperto un dibattito di natura filosofica che Big G affronta pubblicamente sia sul web sia con dei dibattiti itineranti, uno dei quali si è svolto oggi a Roma sotto l’occhio interessato di Eric Schmidt, presente con la doppia veste di Presidente del Consiglio di Amministrazione di Big G e membro del comitato consultivo che deve trovare una soluzione compatibile con il volere della Corte europea.

Il punto di partenza è affidato ai numeri: delle oltre 90mila richieste di rimozione di informazioni, Google ne ha cassate la metà circa, il che significa che ha approvato l’altra metà delle richieste, scavalcando i diritti di trasparenza e informazione che sono i capisaldi attorno ai quali si snodano tutte le difficoltà che la sentenza comporta. Anche questo fa di tali dibattiti poco più di una strategia di marketing che sottolinea come “Google sia vicina agli europei” e intenda “trovare un equilibrio” che soddisfi le necessità di chi vuole essere informato e quelle di chi vuole essere dimenticato, confinando quindi la questione al paradosso dell’uovo e della gallina. Tra gli oratori l’unico intervento degno di nota è stato quello di Gianni Riotta che ha sottolineato come tale equilibrio sia frutto di un processo e non di un modello decisionale statico. Ciò che non è emerso però è che in quanto processo decisionale non può essere standardizzato e applicato da Google, che assurgendo a giudice monocratico assumerebbe un potere indescrivibile. La rimozione di un link dall’indice di Google deve essere eseguita materialmente dalle stanze di Mountain View ma deve essere autorizzata da norme civili, penali e solo a corredo di queste da un regolamento firmato da Big G in collaborazione con tutte le parti che – così come accade nelle comunità open – partecipano alla creazione di uno standard.

Il diritto all’oblio stride con la libertà di informazione, i diritti e i doveri di stampa: si tratta, di fatto, di strappare alcune pagine dai libri di storia (o di singole storie) o bruciarli del tutto. Non è questione che possa essere affrontata da Google con l’involontaria complicità di una ponziopilatesca Corte di giustizia Europea.

Pinocchio nella pancia delle balene: Wikipedia è davvero tanto pedia?

Le balene sono ovviamente – e che io venga perdonata – Jimmy Wales, mentre ad alcuni autori di Wikipedia tocca il ruolo di Pinocchio. La strada dell’enciclopedia del sapere libero è costellata di grosse, se non grossissime, topiche. Il fenomeno è noto e antico, tanto è vero che Beppe Severgnini il quale lo ha magistralmente spiegato in due righe:  “la neutralità, e le reciproche obiezioni, spingono verso il minimo comun denominatore, e bisogna accontentarsi. Ma questo è inevitabile, e in fondo accadeva già con le enciclopedie tradizionali”. Vero, verissimo. Ma c’è dell’altro. Non rientrano nella categoria degli “inevitabili” certi episodi, vediamone alcuni.

Federica Pellegrini

Dopo una serie di non esaltanti prestazioni, sulla sua pagina si è potuto leggere: “si è ritirata dopo aver fatto schifo al c***o alle Olimpiadi di Londra“.  Il buontempone che si è preso la briga di correggerne il contenuto è stato sospeso un giorno (accidenti!) per avere violato le norme dell’enciclopedia ma ha fatto in tempo a comunicare a tutti le reali cause della disfatta sportiva della Pellegrini: “a forza di mangiare Pavesini, arriva quinta alla finale delle Olimpiadi, ma tanto che le frega, i milioni se li piglia lo stesso.” Al di là di schieramenti e personali convinzioni, su un’enciclopedia tradizionale queste perle non si sarebbero mai lette.

John Siegenthaler

Giornalista americano, classe 1927. Passerà alla storia per essere uno dei sostenitori più indefessi del Primo Emendamento e per avere ucciso il Presidente Kennedy, reato che Wikipedia gli ha addebitato per oltre 4 mesi.

The boss sucks

Mentre Springsteen si esibiva durante il Super Bowl del 2009, qualcuno ha cancellato la sua pagina Wikipedia, sostituendone il contenuto con un laconico “questa gente fa schifo“. Premio alla sintesi.

Puoi fare tutto ciò che voglio

Tom Jefferson, epidemiologo, sostiene che la pratica di inserire pubblicità di farmaci nelle pagine dedicate alla medicina è piuttosto diffusa e chi cerca di correggerne i contenuti viene bannato.

Questo è un tema piuttosto dibattuto: “l’enciclopedia fatta da tutti”, secondo diverse fonti, è in realtà controllata da un numero piuttosto ristretto di persone che decide cosa è attendibile e cosa non lo è. Una sorta di egemonia di contenuti travestita da “peer review”.

Umberto Eco

Lo scrittore ha rinunciato a correggere gli errori riportati sulla pagina Wikipedia a lui dedicata: ogni qualvolta ci mette mano gli errori ricompaiono nel giro di pochi minuti. Il compito lo ha lasciato ad alcuni perseveranti amici.

Philip Roth non è attendibile

Lo scrittore americano svela un retroscena bizzarro e imbarazzante: dopo essersi accorto che la pagina dedicata a “La macchina umana“, libro che gli è valso il Pulitzer conteneva un errore, ha deciso di chiedere a Wikipedia di apportare le dovute modifiche che sono state negate poiché la richiesta perveniva da una fonte non attendibile.

Casi leggeri di morte

Secondo Wikipedia Ted Kennedy è venuto a mancare durante l’insediamento di Obama alla Casa Bianca, in realtà è morto qualche mese dopo. Amedeo Minghi è morto il 20 novembre del 2009, anche lui oggi sta benissimo. Stessa sorte è toccata a Miley Cyrus, investita da un pirata della strada nel lontano 2008 e che, nonostante tutto, continua a sfornare dischi orribili.

Wikipedia non è l’enciclopedia di tutti, non è del tutto attendibile, non è libera e, soprattutto, è gestita da clan regionali che decidono chi è attendibile e chi no.

Usarla va bene, ma fidarsi del tutto no. Mancano quei controlli effettuati da esperti che, invece, le enciclopedie tradizionali, riescono ancora a garantire.