La Lega è garantista o complottista? In Via Monte Boglia devono prendere una decisione, ne va della credibilità di tutto il partito.
Torniamo un attimo sul caso Bosia Mirra. Ha sbagliato, lo sa, non lo ha mai negato, pagherà. Il concertone mediatico avviato dalla Lega e dal suo organo di stampa è stato impietoso e pietoso. Scritto male (come al solito), ha toccato punti di elevata illogicità (come al solito) e si è concluso con un nulla di fatto (come al solito).
Per la Lega la signora Bosia Mirra è colpevole ancora prima che si sia giunti a sentenza. E chi crede che una condanna sia scontata dovrebbe leggersi i trattati e gli accordi sovranazionali che la Svizzera ha ratificato, oltre al codice penale che prevede anche la riduzione o l’esenzione dalla pena qualora l’imputato sia stato colpito oltremodo dal crimine (o presunto crimine) compiuto. Qui se la devono giocare gli avvocati e non di certo la Lega o le pregiatissime firme che scrivono su Il Mattino.
Questa è la Lega complottista: c’è del marcio ovunque (tranne in casa propria), chiunque agisce lo fa a danni del Cantone e dei ticinesi (tranne in casa propria) e chiunque dovesse avere un’idea diversa dalla loro deve essere sbeffeggiato e offerto al pubblico ludibrio (se non sai cosa significa clicca su “Ludibrio spiegato ai leghisti dalla Treccani”).
I casi Sirio Balerna (atti sessuali su fanciulli, mica paglia), i Panama Papers e Battista Ghiggia (“lo facevo perché lo facevano tutti”) e Asfaltopoli sono però sfuggite alle penne dei giornalisti leghisti e del partito che, se non altro nel caso di Balerna, ha chiesto le dimissioni a quello che era il primo cittadino di Chiasso; affrettandosi però a precisare che non ne sapeva nulla e dando così in pasto all’elettorato acritico un alibi mentale per continuare a votare Lega. “Non ne sapevamo nulla” è l’unica via d’uscita possibile, non credibile ma possibile. Poteva, la Lega dalla parte dei cittadini, sostenere che sapesse? Così, oltre a lavarsene le mani e rimettere tutto in mano alla giustizia (garantismo repentino) ha deciso di assolversi.
Quindi la Lega complottista soffre di schizofrenia, diventando garantista davanti agli individui come Balerna, davanti al signor Ghiggia e di fronte alla magrissima figura fatta da Borradori quando era ministro. Ciliegina sulla torta dei panni garantisti che la Lega è solita indossare, solo quando le fa comodo, l’idea dei deputati basilesi Tonja Zürcher e Beat Leuthardt di chiedere alla magistratura di aprire un procedimento penale contro Gobbi assai rischioso per tutta la Svizzera perché, in effetti, gli estremi per coinvolgere la Corte europea dei diritti dell’uomo ci sono tutti. Per i leghisti, questa volta rimessi gli abiti del complottismo, sarebbe la signora Bosia Mirra ad avere fatto fare una magra figura alla Confederazione Elvetica. La posizione della Lega in merito? E quella de Il Mattino? Non pervenute (e, considerando l’abitudine legaiola a ridicolizzare il prossimo, forse è più dignitoso così).
Dare voti a questa Lega, a quella del post Giuliano Bignasca, significa disperdere potenziale e affidare il futuro a mani tremolanti e a idee poco chiare, corrette senza criterio a piacimento di pochi.
Avvertenza: questo è un articolo lunghetto e serio. È articolato in tre punti. Se sei un leghista di quelli che usano le “k” e le “$” puoi leggere direttamente il terzo perché i primi due non potrai farli tuoi. Se sei un leghista e, oltre a stuprare la lingua italiana, sei convinto che Gobbi sia un politico di razza, puoi saltare direttamente al quarto punto.
Il mattino ha l’oro in bocca
Ci sono paesi in cui la situazione è ben più complessa di quella svizzera e ticinese. Senza entrare in discorsi macroeconomici o politici, ne cito tre: Germania, Inghilterra e Israele. A questo breve elenco si possono aggiungere senza sforzo almeno altri 20 tra stati e nazioni.
In questi paesi la stampa svolge ancora un ruolo responsabile, al netto dei giornalacci e dei giornalisti “asserviti a” perché ci sono ovunque. Il compito della stampa non è quello di forgiare opinioni, è quello di informare in modo neutrale, dando ad ogni lettore gli strumenti necessari a costruire un’interpretazione autonoma dei fatti. La stampa non ha neppure il compito di educare le coscienze, anche se è innegabile che fornire ad ognuno i mezzi per impiegare al meglio la propria corteccia cerebrale ha, come effetto collaterale, quello di pettinare coscienze e stati d’animo.
Quando nasce un fenomeno, quando si verifica un fatto, all’alba di un nuovo avvenimento, la stampa deve saperlo raccontare bene sin da subito. Questo è informare, questo è accompagnare le novità e renderle accessibili a tutti, distribuendo la cultura più adatta e trasparente per comprendere ciò che sta davvero accadendo.
In Israele, in Germania e in Inghilterra le startup hanno avuto un successo roboante per diversi motivi, tra questi la buona informazione con cui i media hanno saputo posizionare questa nuova corrente. Non hanno parlato solo di questa o di quella startup, hanno parlato del fenomeno, facendo comprendere che cosa sarebbe servito al paese, quali strutture abilitanti avrebbero avuto un peso specifico nella crescita economica, chiedendo che gli operatori nazionali e i governi si impegnassero di più. Poi, ovviamente, nello scegliere uno storytelling di più ampio respiro, è stato dato spazio anche a molte delle singole startup, offrendo loro una vetrina pubblicitaria a costo zero. L’approfondimento in fin dei conti è questo: spiego nel dettaglio cosa sto dicendo – aggiungo due o tre esempi per avvalorare ciò che dico – chiudo con considerazioni neutrali che tendono al futuro. Tutto talmente facile che ci arriverebbe chiunque.
Il Mattino ha il cloro in bocca
Il Mattino, secondo o terzo organo di stampa ticinese per numero di lettori, al posto di spingere l’innovazione e fare leva su quello che il Ticino può offrire alla nuova imprenditoria (non c’è posto migliore al mondo, nemmeno la Silicon Valley) ha deliberatamente deciso di sputare odio ovunque, di chiudere il lettore in un recinto di
pochezza, di risentimento e di rabbia.
Così, mentre a Londra (50mila posti di lavoro), in Germania (primo hub europeo continentale, con oltre 100mila posti di lavoro) e Israele (indotto e impiego incalcolabili tanto sono iperbolici) crescevano a dismisura gli sbocchi, in Ticino si perdevano occasioni a bizzeffe, inseguendo l’uomo nero.
La sottocultura generata da Il Mattino (da chi lo fa e da chi lo legge con devota convinzione) ha spinto la fascia più acritica della popolazione a credere che Gobbi possa dare lezioni al mondo su come vietare il burqa. Nessuno ha pensato di mandare due colletti bianchi del governo a Londra, a Berlino o a Tel Aviv per prendere spunti su come rilanciare l’economia e l’impiego.
Foto: atistoria.ch
La stessa sottocultura capace di convincere un manipolo di analfabeti funzionali che per Gobbi ci sarebbe stato posto al Consiglio federale e, caricato a molla, si è schierato contro quei media che hanno riportato la verità, evidenziando come per uno statista di tale rango non ci sarebbe stato posto in nessun altro Cantone, tantomeno a Berna.
Il Mattino ha contribuito a creare anche quella sottocultura secondo cui il Ticino è il Ticino e se il mondo non lo capisce, allora è un mondo ritardato.
Vox veritas vita. Vivere nel segno della verità, non accontentandosi delle ottusità mediatiche che vengono offerte a tutti noi da sedicenti giornalisti che lavorano in sedicenti redazioni e che fanno leva su quella parte di popolazione acritica, pronta a battere le mani a comando. Ovviamente in questo discorso si possono racchiudere una varietà di aspetti, non solo quello legato alle startup che qui viene riportato perché, mentre la Svizzera diventa un obiettivo per l’imprenditoria digitale, il Ticino resta al palo.
Foto: blick.ch
Un esempio pratico. Swisscom è uno dei migliori operatori telefonici al mondo e offre un servizio di qualità che poche Telco riescono a offrire. L’impegno di Swisscom per spingere l’imprenditoria digitale è immenso e andrebbe enfatizzato, perché banda e comunicazioni sono alla base della piramide delle tecnologie abilitanti. Ecco quanto e quale spazio ottiene Swisscom sulle pagine de Il Mattino. I media dovrebbero dare spazio all’apporto di Swisscom all’imprenditoria innovativa, cosa che potrebbe attirare nuovi imprenditori (e, non sia mai!, creare impiego) e che darebbe un’ulteriore spinta alla compagnia, oggi al di fuori di ogni classifica dei migliori operatori, solo perché vengono stilate in base a fatturato, utili e valore di capitalizzazione. Una classifica bugiarda perché il peggior operatore telefonico indiano o cinese potrebbe risultare più importante di Swisscom.
Punto 3 (lo chiamo così perché sennò i leghisti devono usare le dita per contare)
Ora lo spiego anche ai leghisti più deboli: “Uella e pagüra”! Mentre la “Hitler-Merkel”, quella “faccia da uregiatt di Cameron” e i “Kompagni israeliani” credevano che si potesse creare impiego facilitando la nascita di imprese ad alto valore tecnologico e innovativo, noi altri della Lega (sempre dalla parte della gente) in oltre 20 anni non abbiamo fatto niente per il popolo che, però, continua a darci credito e continua a leggere quel settimanale lì, quello che facciamo solo per dare al Robbiani la possibilità di avvolgerci quella “terronaccia rigommata della Micocci prima di buttarla nel camino”. Alla faccia di quei “$inistroidi che non kapiscono niente e che spalancano le frontiere portando da noi malattie e delinquenza”. Ma “noi siamo padroni in casa nostra”. E se casa nostra è un monolocale vuoto e pericolante, amen. Se le cose non funzionano bene è colpa dei “fu partitoni, dei fuchi statali e dei governicchi precedenti”.
Il Mattino inchioda il Ticino e lo fa sguazzare nel fango, piuttosto che elevarlo e combattere per ciò che davvero merita.
C’è modo e modo di fare politica. C’è un modo serio, responsabile, faticoso e genuino. Poi c’è il modo approssimativo, fatto di mezze verità e di manipolazione mediatica, di spiccata volontà di non assumersi le proprie responsabilità.
Lo scorso 27 luglio, il Direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi, si è ritagliato uno spazio sui media ticinesi (qui un esempio) facendo passare due concetti importanti.
Il primo prende spunto dal modello italiano, quello secondo cui ogni annuncio politico va fatto criticando il precedente governo. Secondo l’onorevole Gobbi, quando il suo dipartimento era diretto dal PPD si è scelto volutamente di non avere tiratori scelti tra le fila delle forze di polizia. La soluzione a questo dilemma la fornisce lui stesso nello stesso articolo (vedi link sopra), sostenendo che “le nostre preoccupazioni sono le stesse da 18 mesi“, legittimando quindi il fatto che il PPD – che non dirige il Dipartimento delle Istituzioni dal 2011 – non avesse motivo per operare in tal senso. Per come conosciamo La Lega dei Ticinesi, se il ministro PPD dell’epoca avesse arruolato tiratori scelti, da Via Monte Boglia si sarebbe sollevato un putiferio, tutto incentrato sull’enormità e l’inutilità della spesa.
Il secondo concetto invece riguarda il pericolo di infiltrazioni terroristiche al Festival di Locarno (al cui proposito avevo già speso qualche riga qui). Un pericolo tanto sentito che ha spinto il ministro a creare un impianto di sicurezza che lui stesso definisce top secret.
Quindi, per ricapitolare: il PPD si è dimostrato incapace e al Festival di Locarno i cittadini possono stare sicuri.
Poi, come scrive Libera TV, si scopre che un ubriaco è riuscito a seminare il panico proprio al Festival del film di Locarno, quello super-blindato nonostante il PPD non avesse voluto (quando il pericolo terrorismo era ben diverso da quello attuale) buttare al vento il denaro dei contribuenti.
Norman Gobbi vuole ovviamente fare credere che un terrorista sarebbe stato bloccato subito, mentre un ubriaco no.
Il ministro leghista non è nuovo a queste figure. A marzo del 2015, durante una sagra di paese, la polizia ha arrestato un pericoloso criminale. Gobbi non ha perso tempo per ritagliarsi il suo spazio sui media e si complimenta “con i poliziotti cantonali e comunali che fermano un ladro ricercato anche in Italia!”
Il ministro ticinese Norman Gobbi, che chi legge questo blog sa essere incline alla menzogna, è al centro di una polemica minima a causa dei dodici militari svizzeri (ticinesi e grigionesi) trovati positivi all’uso di cannabis (7) e cocaina (5).
Dodici militari su trenta controllati per il ministro sono dei “casi isolati”.
Tanto isolati che sono del tutto passati inosservati alla stampa internazionale: qui ne scrive The Guardian, qui ne parla The Indipendent e qui invece il sito della BBC (testate un pochino più quotate de “Il Mattino della Domenica”).
Al di là dell’eco mediatica, affidandoci all’aritmetica elementare, 12 soldati su 30 corrispondono al 40%. Casi isolati. Accetteremmo una simile affermazione se, ad esempio, un farmaco si dimostrasse inefficace per 4 persone su 10? Lo riterremmo valido? E diremmo che coloro i quali non trovano giovamento dalla cura sono “casi isolati”?
Ma non è tutto: il ministro fa appello alla “tolleranza zero“, probabilmente non sapendo che si tratta di un metodo sulla cui utilità ci sono ancora tanti dubbi e, a prescindere da ciò, si sposa meglio con i contesti anti-democratici.
Al netto di ciò sappiamo che le ARP non sono del tutto inclini alla liceità, che tra la Polizia Cantonale ci sono mele marce e che su queste la giustizia non interviene: ha fatto poco scalpore il caso del poliziotto cantonale espulso dal corpo per le sue attività truffaldine, attività che sono continuate anche in seguito e di cui non ha mai dovuto rendere conto perché, preso a rubare per l’ennesima volta, il giudice ha deciso di dargli “un’altra possibilità”. Sappiamo anche che l’esercito di milizia è fortemente viziato da attività illecite.
Quindi ARP, esercito, polizia e magistratura si dimostrano fallaci. E il ministro Gobbi, a capo del dipartimento che racchiude tutte queste organizzazioni / enti / istituzioni, parla di tolleranza zero. Ancora una volta Gobbi viene pizzicato fuori contesto e fuori luogo.
Il fatto è che i militari sono a Davos per garantire la sicurezza: c’è da chiedersi come questi “casi isolati” possano occuparsene (7 positivi alla cannabis, 5 alla cocaina, un milite in possesso di tre grammi di coca e, per non farsi mancare nulla, è partito anche uno sparo). Questo sfacelo dovrebbe indurre alla riflessione ma è evidente che Gobbi preferisce la reazione tosta perché lui, di responsabilità oggettive, non vuole proprio sentirne parlare. Sia chiaro, non è colpa del ministro se la società è quella che è ma essendo a capo del dipartimento che tutto sovraintende, non può limitarsi ad usare il pugno di ferro.
In attesa della replica stizzita del “domenicale” per eccellenza (che butac.it classifica tra i siti di “pseudo giornalismo”), ognuno rifletta per far suo, decidendo con il proprio cervello se il 40% sono casi isolati e se la cura è la tolleranza zero oppure se vale la pena fermarsi un attimo a riflettere.
È online la petizione per chiedere alle autorità comunali di rimuovere dalla carica di Presidente dell’ARP 15 di Giubiasco la signora Catherine Hutter Gerosa, ormai tristemente nota per le decisioni che appaiono fuori dal contesto giuridico svizzero e sovranazionale. Ti chiediamo di volerla firmare e di farla firmare ad amici e parenti e di volerla condividere sui tuoi profili sociali (Facebook, Twitter, Google Plus, …)
Cosa ci aspettiamo Sinceramente… nulla. Considerati i presupposti con cui le istituzioni si auto-assolvono è plausibile credere che i destinatari della petizione accamperanno un sacco di scuse al fine di rendere plausibile ciò che è inaccettabile, ovvero la riconferma con tanto di pieno di fiducia della Presidente dell’ARP 15 o, come sono solite fare le istituzioni in difficoltà, verrà data una risposta piccata e saccente, secondo cui i cittadini non hanno diritto di parola (!) o, da ultimo ma non per ultimo, nessuno risponderà, facendo finta che tutto vada bene e che – circolo vizioso pericolosissimo – le istituzioni sono infallibili.
“Occorre creare un senso per avere consenso”
E poi? Il primo aspetto positivo è la sensibilizzazione. Occorre che un numero crescente di cittadini sappia cosa sono le ARP e cosa fanno. Il senso aiuta a creare consenso.
Il secondo aspetto positivo è che chi vorrà spendersi per confermare la signora Hutter, dovrà spiegare perché. E se i cittadini vorranno, sarà possibile avviare una serie di procedimenti per ridare dignità a chi l’ha persa per mano dello Stato.
Dipende da voi.
Aggiornamento Mi è stato segnalato più volte che non è stato possibile firmare la petizione: dopo avere compilato il form il sito rimanda ad errori senza contare la nuova firma. Il Gruppo STOPARP Ticino (e non solo) ha scritto ad Activism.com ma, ad oggi, i problemi permangono.
Vi ricordo che potete scaricare il formulario e inviarlo via posta oppure via email.
Il Direttore del Dipartimento delle Istituzioni è stato l’esempio per antonomasia di ciò che un ministro non dovrebbe né fare né essere. Per sommi capi (da dire ci sarebbe molto di più), ecco cinque buoni motivi per riconfermarlo:
1. Ha una visione tutta sua della verità
Come tutti i bugiardi è dotato di ottima fantasia e di scarsa memoria. In questo post sostiene di non essere al corrente di situazioni che invece conosce molto bene e, in quest’altro post, continua imperterrito a coprire le proprie bugie con bugie ancora più grandi. Entrambi questi interventi – che il Ministro ha volutamente riempito di “inesattezze” – si snodano attraverso il solito “non posso farci nulla”, frase che piace tanto a quei politici che fanno disastri e non hanno il coraggio di porre rimedio ai propri errori. Infatti, ad ulteriore dimostrazione che “non può farci nulla” e che ha scarsa memoria, arriviamo al punto due…
2. L’ego smisurato del politico
Finito di cercare di convincere (se stesso) che “non può farci nulla”, il 1. aprile su “Il Corriere del Ticino” il Ministro sostiene di prendere da solo tutte le decisioni. “Alle Istituzioni decido solo io”, dice Gobbi. Vista la data di pubblicazione dell’articolo si tratta certamente di uno scherzo, altrimenti non si spiega perché “non può farci nulla”, una manciata di giorni dopo diventa un’esplosione smisurata dell’ego. O decide solo lui, oppure si piega a situazioni in cui non ha alcun peso politico. Tutto ciò ci rimanda al punto 1, un loop senza fine.
3. Egemonia militarista
Le forze dell’ordine sono la sua vera passione, così come il militare. Quando si tratta di riforme relative alla Polizia è sempre in prima linea ed è in trincea con gli agenti che compiono arresti rocamboleschi, tanto da vantarsene come se fossero suoi. L’ultima sortita del Ministro è relativa alla Festa di San Provino, sagra di paese che quest’anno – ai primi di marzo – è stata teatro di una caccia all’uomo. Un pericoloso criminale ricercato anche in Italia (!! wow !!) è stato arrestato dagli agenti della polizia cantonale proprio durante la festa paesana: qualche giorno dopo però si è scoperto che il pericoloso criminale null’altro era che una persona inerme e disabile. Tutto vero. Il Ministro, per una volta almeno, ha messo da parte il suo ego e ha chiesto scusa per la gaffe. (Quest’ultima frase invece è falsa).
A lui la divisa piace davvero tanto e ha deciso, nel 2014, di fare vedere al mondo quanto è brava e preparata la Polizia del Cantone Ticino. Durante il World Economic Forum di Davos ha insistito affinché anche gli agenti ticinesi fossero ripresi dalle telecamere di tutto il mondo, inviando un nutrito contingente nei Grigioni, lasciando così terreno libero ai ladruncoli di frontiera che hanno preso d’assalto indisturbati il Cantone. A Coldrerio (località ad una manciata di chilometri dal confine con l’Italia) i topi d’appartamento hanno fatto scorpacciate, mettendo a segno sei furti in due ore.
4. Lo Stato è perfetto
Il 10 aprile dei cittadini hanno deciso di prendere in mano la situazione relativa alle Autorità Regionali di Protezione, perché hanno capito che il Ministro Gobbi non è in grado di impedire che queste istituzioni, ormai allo sbando, smettano di perpetrare torti ai cittadini che dovrebbero servire e proteggere. Il Ministro è stato ovviamente invitato, sarebbe stata per lui l’opportunità di scendere tra la gente, capire cosa va migliorato, e attuare le riforme necessarie. Invece è stato il grande assente della serata; il suo messaggio però è arrivato forte e chiaro a tutti: “a me di voi cittadini, dei vostri figli, dei vostri genitori, dei vostri parenti, dei vostri coniugi… non interessa nulla”. I presenti, infatti, hanno preso appunti per non dimenticarsene. Mai.E si entra in un altro loop: i cittadini chiedono a gran voce, il Ministro ignora dicendo di non potere fare niente.
5. I colpi di coda
Anche lui, a pochi giorni dal voto del 19 aprile, si è reso conto che la situazione non è perfettamente rosea, quindi ha deciso di correre ai ripari. Chiunque chieda un permesso di dimora (“permesso B”) o un permesso da frontaliere (“permesso G”) deve esibire l’estratto del casellario giudiziale. Si tratta, così come spiegato dal Governo ticinese stesso, di un abuso: la legge federale prevede la sola autocertificazione del richiedente il permesso. Quindi, una volta entrata in vigore, questa misura verrà probabilmente abrogata da Berna. Ma i cittadini non lo sanno e pensano che Gobbi sia l’uomo dalle soluzioni d’oro. Non pago, il Ministro si è fatto coinvolgere nella polemica sganciata da Christian Vitta (suo concorrente nella corsa al Consiglio di Stato) che reclama la paternità di tale idea, già formulata anni fa’ e respinta da Gobbi stesso. In realtà una simile proposta era stata formulata da Lorenzo Quadri ancora prima di Vitta e, anche in quel caso, era stata cassata poiché inattuabile. Un altro loop.
Quindi, per concludere: troppo facile distruggere il Ticino, ignorare il furore di popolo e poi andarsene. Gobbi va rieletto, ha il dovere di mettere in ordine il disastro che ha fatto e poi, con iniziativa popolare, va destituito. Bastano 15mila firme.
In Ticino divampa la polemica sulla tessera per parcheggi rilasciata alle alte cariche del Municipio e ancora in dotazione a chi, oggi, di cariche non ne ricopre più.
Tra questi anche il Ministro Paolo Beltraminelli il quale, ex municipale della Città di Lugano, si chiede (giustamente) se deve anche restituire le bottiglie di vino che riceve in omaggio ogni Natale.
Problemi grassi e polemiche giustificabili: il Ticino non ha altri problemi, quindi ci si scaglia contro cose di pochissimo conto.
A meno di un mese dalle “politiche”** l’opinione pubblica, spinta dai media, mette sulla graticola uomini e donne che parcheggiano gratis anche se (non si sa bene secondo quale ottica) non ne avrebbero più il diritto.
Beltraminelli ha tutte le ragioni quando sostiene che si sta facendo tanto rumore per nulla.
L’Onorevole Paolo Beltraminelli smette di avere ragione quando è a conoscenza del fatto che un cittadino ticinese è stato completamente abbandonato dal suo dipartimento dal quale riceve solo insulti, sfottò e false promesse.
Abbandonato a se stesso, impossibilitato ad accedere a cure delle quali ha bisogno. Chiede aiuto e gli rispondono che può morire per strada.
E chi non prova un senso di vomito sappia che domani può succedere a chiunque, perché se i funzionari del DSS parlano così ai cittadini, significa che vige l’anarchia.
** Grazie a “Fra” per la segnalazione: ho corretto “amministrative” in “politiche”.
Tra poco più di un mese i ticinesi andranno alle urne per eleggere il Governo. I partiti, con i rispettivi organi di stampa, lanciano proclami che hanno dell’incredibile. È scesa la disoccupazione, sono calati i crimini, la popolazione è felice e la polizia fa inseguimenti rocamboleschi durante saghe popolari per assicurare alla giustizia criminali pericolosissimi ricercati anche all’estero. La situazione economica, certo, non è rosea, ma gli ammortizzatori sociali funzionano bene e i cittadini in difficoltà trovano conforto nell’aiuto dello Stato.
Poi scopri che un cittadino italiano è stato condannato a 17 mesi di galera per una serie di reati. Pena inflitta con la condizionale (siamo a dicembre del 2013) a patto che il signore in questione lasci il Ticino. È quindi lecito attendersi che il signore o abbia raggiunto l’Italia o stia scontando la pena in una struttura carceraria.
Questo signore frequenta con regolarità le Istituzioni ticinesi, perché bisognoso dell’intervento dello Stato in diversi ambiti della sua vita. Quindi, come è lecito attendersi, queste diverse istituzioni hanno l’obbligo di annunciare alla Polizia Cantonale dove e quando potranno trovarlo affinché la pena venga eseguita o affinché venga accompagnato al confine.
Infatti gironzola libero per il Malcantone, indisturbato. Verrà anche operato a breve presso un ospedale ticinese.
Espulso per potere contare sulla condizionale, non ha né lasciato il Ticino né ha scontato la pena.
Però la sicurezza aumenta e le istituzioni, come titolano i giornali locali, funzionano alla perfezione.
Altra prova della perfezione delle istituzioni: una signora chiede un aiuto economico alla città di Lugano. A quanto pare però non ci sarebbero i presupposti per poterne godere; detto in altri termini la signora avrebbe un reddito troppo alto per potere contare su un intervento da parte della cosa pubblica. Il condizionale è doveroso, ma nulla toglie alla questione principale: un impiegato comunale si da’ da fare per trovare chi è disposto a firmargli in bianco l’autorizzazione a procedere con il pubblico aiuto. “Tu firma il modulo, poi lo riempio io”, scrive in un’email indirizzata a chi ha il potere di firma.
Quando un ticinese ha bisogno di aiuto economico si rivolge, magari con un filo di vergogna, agli uffici preposti. Deve portare prove del reddito, delle spese ricorrenti, dello stato dei pagamenti che ha effettuato e, fino a qui, tutto è lecito e comprensibile.
Non si comprende però perché questo impiegato comunale, nel caso specifico, faccia tutta una serie di eccezioni per questa signora, fino al punto di cercare qualcuno disposto a firmare in bianco e quindi a prendersi le responsabilità del caso se in futuro venissero riscontrate irregolarità.
Però in Ticino tutto fila liscio, le istituzioni fanno tutto bene, sono inattaccabili e i cittadini devono crederci. Perché se non ci credi e poni domane, parte la solita campagna denigratoria.
Per qualcuno i ticinesi sono tutti scemi e credono a qualsiasi fandonia venga loro raccontata dai media. La politica che vuole avvilire l’intelligenza degli elettori. Storia già vista e rivista.
In chiusura: mentre un condannato gironzola a piede libero, il supercriminale di cui si parlava all’inizio, non era altro che un diversamente abile. Insomma, nulla a che vedere con un pericoloso figuro ricercato anche all’estero.
Lo scorso 6 marzo il Ministro Gobbi, dalle pagine de “Il Corriere del Ticino”, si scagliava con veemenza contro l’intervista che ha rilasciato a questo blog il 20 febbraio. Oltre alla filippica sulle mie capacità e a miei presunti interessi personali (!?) il Ministro rifugge l’ipotesi di avere mentito ai cittadini. L’intervista è questa e ognuno potrà giudicare se è stato sincero o meno. L’Onorevole appare in difficoltà e piuttosto nervoso e sacrifica le centinaia di cittadini che si lamentano dell’operato delle ARP, sostenendo che le disfunzioni di tali enti siano solo presunte.
Il 20 febbraio, quindi 14 giorni prima, il Ministro sosteneva sulle pagine di questo blog (vedi intervista): “che la situazione attuale non sia ottimale è risaputo, il messaggio 7026 […] pone proprio l’obiettivo di introdurre un’organizzazione che possa migliorare il funzionamento delle autorità di protezione, la qualità delle loro decisioni e degli interventi”.
Non pago di uno strafalcione simile l’Onorevole Gobbi, nel suo inutile intervento sul quotidiano ticinese, ha sostenuto di segnalare puntualmente alla Camera di protezione del Tribunale di appello (l’organo che vigila sull’operato delle ARP) tutte le disfunzioni di cui viene a conoscenza. E noi, ovviamente, prendiamo per buona questa sua esternazione.
Il 23 febbraio, tanto per dare occasione al Ministro di criticare le mie capacità, gli ho comunicato che il Presidente supplente della ARP 2 (Mendrisio) sarebbe titolare di alcuni dossier, cosa che si verificherebbe anche presso l’ARP 6 di Agno, laddove alcuni dossier sarebbero stati assegnati ad un revisore il quale, si teme, possa revisionare anche gli incartamenti di cui è titolare. Nel contempo gli ho comunicato che l’ARP 8 assegnerebbe mandati esterni ad amici dei propri membri.
Va riconosciuto all’Onorevole Gobbi di avermi risposto in tutta celerità, ecco come: “[…] le sue considerazioni, che tra l’altro si limitano a prendere di mira unicamente la ARP 8 con sede a Lugano (ne sappiamo entrambi i motivi), le trasmetta alla Camera di protezione del Tribunale d’appello che, per legge, è pure Autorità di vigilanza sugli organi di protezione e sui loro membri”.
Il 6 marzo, sul Corriere del Ticino, dice ai cittadini di segnalare in prima persona i casi anomali alla Camera di protezione del Tribunale d’appello. Il 23 febbraio ha dato a me il compito di farlo.
Ciò che se ne deduce:
– mi scaglio contro l’ARP 8 (!)
– le ARP funzionano bene ma il Ministro si impegna per ridurne i malfunzionamenti (!!)
– il Ministro segnala all’organo di verifica i casi di malfunzionamento (i quali, stando alle sue parole, non esistono) e però chiede a me di farlo (!!!)
Morale della favola? Sono un’incapace inconcludente, a causa di motivi che conosciamo entrambi, tranne me.
Poi, non pago di rasentare l’insostenibile, il Ministro ammonisce chi non cerca il dialogo. Le ARP omettono di rispondere ai cittadini, omettono di rispettare i regolamenti, vietano ai cittadini la possibilità di ricorrere contro le loro decisioni. Gobbi, negli ultimi anni, non ha mosso un dito e ancora oggi ignora il Codice Penale che sostiene sia responsabilità delle autorità segnalare dubbi e sospetti agli organi competenti. Ora biasima chi non dialoga. Lo dica alle centinaia di cittadini che il dialogo lo hanno cercato invano e a lungo. Gobbi è ministro, certo, e io solo una piccola e insipida giornalista da strapazzo. Ma sento ancora un senso di nausea quando chi dovrebbe fare gli interessi del popolo, in realtà, si arroga il diritto di ignorarlo a vantaggio di pochi.
Domenica prossima il “Mattino della Domenica”, l’organo di stampa del partito del Ministro Gobbi, si scaglierà contro di me dandomi ancora una volta della terrona stupida. A meno che non cambi idea anche la Redazione.
Ieri ho pubblicato su questo blog la lettera che il signor Orlando De Maria, curatore vicino al mondo delle ARP, ha inviato al quotidiano “Il Corriere del Ticino”.
Poteva mancare la replica dell’Onorevole Gobbi, toccato dalla lettera del signor De Maria? Certo, poteva, ma a Bellinzona non si fanno mancare nulla e, soprattutto, non sanno quando conviene tacere.
Replica del Ministro Gobbi alla lettera apparsa sul Corriere del Ticino del 5 marzo 2015
Ecco la replica che il Ministro ha inviato allo stesso quotidiano.
Non aggiungo altro perché l’Onorevole Gobbi disdegna le osservazioni.
L’intervista a cui fa riferimento il Ministro è questa.