Categoria: Pedofilia

Le ARP mietono vittime (e il governo fa spallucce)

Ricevo e pubblico un’accorata e lunga lettera. Vale la pena leggerla perché lascia trasparire la profonda inadeguatezza delle istituzioni coinvolte. Situazione che la politica continua ad ignorare.

C’è un punto in cui l’incompetenza diventa “manifesta volontà di ledere”: questo punto è già stato superato?

Personalmente non approvo alcune delle espressioni usate dall’autore della lettera riportata, così come non sono d’accordo quando l’autore fa riferimento ad interessi economici. Questi mercimoni, per il momento almeno, appartengono ad altri paesi. E questa è una delle profonde differenze che mi lasciano credere che la situazione in Svizzera avrebbe potuto essere raddrizzata se solo ci fosse stata la volontà. Si è ancora in tempo? Bisognerebbe chiederlo alle vittime, perché Gobbi ha già detto di non riconoscere responsabilità del suo dipartimento.

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“Un Natale tragico quello del 2015 per due madri del Canton Ticino, che si sono viste rubare i loro figli dai malefici funzionari delle ARP. Due casi molto gravi, uno dei quali, quello del neonato tolto dalla madre, ha fatto la UNO dei giornali ticinesi. Finalmente si comincia a parlare di queste istituzioni naziste (o ancora peggio!!) delle ARP, che da decenni riempiono le casse dello Stato con furti di bambini totalmente illegali e abusivi! La soluzione provvisoria discussa in Parlamento permetterà sì, alla madre di potere allattare quotidianamente (visto che inizialmente le ARP le permettevano un diritto di visita di solamente per tre giorni alla settimana, in pieno allattamento!! CRIMINALI!!! ), ma una volta entrate nella vita di un cittadino, queste ARP non lo mollano più! Se avessero voluto veramente aiutare la Signora Poretti, si poteva farlo senza strapparle il figlio di mano! Ormai la dinamica delle loro azioni sono chiare a tutti: l’intenzione era distruttiva! La Svizzera vuole mostrare al Mondo intero la sua perfezione, la sua voglia di aiutare bambini, di combattere contro la pedofilia, di aiutare i profughi, i rifugiati, ecc. I politici svizzeri utilizzano grandi parole come democrazia, Stato di Diritto, Diritti umani, Diritti per i bambini! Ma cosa fanno questi politici per aiutare i propri cittadini ed i propri bambini nel bisogno? Troppo facile dare una bella immagine al Mondo, per poi fare esattamente l’opposto di ciò che si dice! VERGOGNA! Simonetta Sommaruga e Norman Gobbi, quanta ipocrisia! Le ARP stanno togliendo la vita, la forza e la speranza a migliaia di bambini solo in Ticino. Ma tutti tacciono! La bambina di 12 anni che ha subìto gli abusi dal padre è tutt’ora imprigionata in un Foyer del Mendrisiotto, con il solo diritto di una telefonata settimanale con la madre. La bambina ha più volte dichiarato di non volere più vedere il padre che gli ha fatto tanto male, che l’ha umiliata, abusata, traumatizzata. Ma le ARP (Avv. Gabriella Meuli Bianchi & Co) hanno pensato bene di obbligare la bambina a rivedere il padre durante delle visite sorvegliate! Vi rendete conto? E l’inchiesta di presunti abusi, intralciata dalla Commissaria di Lugano (XXXXXX), che fine ha fatto? Fino ad ora non è neppure iniziata e sono passati già tre mesi ormai. Qui in Svizzera si preferisce mettere una bimba in mano ad un pedofilo, piuttosto che condannarlo! Questi sono i fatti! VERGOGNATEVI!!! Adesso è ora che il PP XXXXXX prenda in mano seriamente questo caso, un caso che in ogni Cantone e Paese dovrebbe essere prioritario! Invece NO!!! Il giorno di Natale, questa bambina era rinchiusa nel Foyer, sola con un educatore! Piangeva al telefono con sua madre (è da oltre tre mesi che piange e implora sua madre di farla tornare a casa), ma gli incompetenti dell’ARP godono nel vedere tanta sofferenza. Gente senza cuore, senza dignità, senza principi, senza morale…senza RISPETTO! Dei criminali, che deformano la legge senza che nessuno ha il potere di contrastarli. Il Tribunale d’Appello ormai si sa, collabora in stretto rapporto con le ARP e solo in rarissime occasioni si schiera contro le loro decisioni (vero Giudice XXXXXX? Si vergogni!) Una bambina che ha avuto il coraggio di svuotare il sacco, ormai pieno da troppi anni, e che per farla tacere giusto per difendere un criminale amico della curatrice, le ARP la isolano (peggio che un prigioniero) in un Foyer di Mendrisio! Senza poter vedere i nonni che lei ama, con una sola visita settimanale della madre (distrutta da questa ingiustizia!) Le ARP infrangono le leggi per distruggere bambini e famiglie. Ma se ci pensiamo bene, non è la legge stessa che dà alle ARP tutto questo potere? Chi è l’ARP? Chi li autorizza ad agire in quel modo? E questo non è solo il problema del Canton Ticino, ma di tutti gli altri Cantoni del Paese. È incredibile come in un Paese, dove si parla tanto di LIBERTA DI ESPRESSIONE, pochissimi giornali parlano dei crimini di questa Organizzazione! Ho scritto a quasi tutti i giornali del paese per far conoscere la nostra storia al pubblico, ma nessuno ha osato pubblicarla e parlar male di questi mostri. L’unico coraggioso, un Professore pensionato che gestisce il suo sito (ticinolive.ch).

L’articolo è stato messo online e letto da più di 3000 persone in tre giorni, ma dopo una telefonata accusatoria, il Professore mi ha informato che è meglio togliere l’articolo e che entrambe saremmo stati querelati. E già, quando certe verità disturbano, si devono eliminare certe prove e rendere il popolo ignorante di certe pratiche allucinanti!

Molta gente non sa chi o cosa è l’ARP, ma se facciamo un’analisi approfondita, l’ARP decide ed esegue ma dietro a tutto sto schifo, c’è il Governo, i Politici, l’Amministrazione che lasciano totale libertà a questi incompetenti. Stanno distruggendo il futuro e la vita di migliaia e migliaia di bambini e famiglie, mentre in Governo, Sommaruga and Company si lavano le mani! Tutti noi ormai sappiamo che la responsabilità di queste azioni è dello Stato elvetico. Lassù in Governo, c’è qualcuno che pensa, poi qualcuno che agisce (le ARP) e poi il risultato: Bambini rubati e milioni e milioni di beneficio, ma soprattutto si ha come l’impressione che si voglia indebolire tutta una generazione, per renderla sottomessa al sistema. Persone intelligenti e coscienti hanno sempre disturbato il mondo politico nel corso della storia dell’umanità. E queste persone, il più delle volte, sono state eliminate! Un uomo debole e frustrato è molto più facile da manipolare, mentre un uomo sveglio e forte, che possiede una forte identità, è difficile da manipolare e quindi diventa pericoloso per chi cerca solo di governare e esaudire i suoi desideri di potere e d’egoismo. Ora mi chiedo quanti politici hanno divorziato e dove sono finiti i loro figli? Anch’essi finiti nella trappola dell’ARP? Non penso proprio!! I figli di certi politici o degli amici di questi uomini di potere, non si taccano…sono ultra protetti! Sono loro il futuro di un progetto egocentrico e malvagio dello Stato (vedi dittature che si tramandano da padre in figlio!) Ma chi paga purtroppo sono sempre semplici ed ordinari cittadini. L’ARP sta distruggendo la psiche di milioni di bambini e genitori. Un vero e proprio lavaggio di cervello. Ma a che scopo? Per indebolirli?
L’ ARP ha più volte dimostrato la sua mancanza di conoscenza, mancanza di equilibrio e di professionalità; Un’organizzazione che basa il suo operato sul bene del bambino, dovrebbe agire differentemente. Cercherebbe semplicemente di creare un equilibrio tra le famiglie ed i bambini. Le azioni dell’ARP invece, fino a oggi e in tutti i cantoni svizzeri sono state devastatrici, senza etica e morale: Azioni puramente criminali! Azioni che fruttano introiti incredibili allo Stato ed ai suoi dipendenti. Le ARP devono essere analizzate veramente in profondità. Ci sono leggi che non sono rispettate e malgrado ciò, avvocati e giudici, non fanno nulla per farle rispettare. Dove sono finiti i veri uomini? Uomini, che vedendo tanta ingiustizia e tanta devastazione, non agiscono? Se la Svizzera fosse veramente un paese di libertà, di diritti, di democrazia, perché allora non si ascoltano i pianti di sofferenza di tutti questi bambini che vogliono solamente stare vicino alle loro madri, ai loro amici e vivere nel loro universo che da loro sicurezza e tranquillità? La Svizzera è uno dei paesi al mondo con il più alto numero di suicidi. Un puro caso? Perché non si approfondiscono le cause di tutti questi suicidi? Si ha forse paura di scoprire il male e l’ingiustizia subita da centinaia di migliaia di persone nel passato fino ad oggi? O forse è più facile dire che erano depressi? Questa è una grande vergogna. Oggi le madri devono gridare forte e chiaro: “I bambini sono nostri e non dello Stato!!! Rivogliamo a casa i nostri bambini che ci hanno rubato. Ora basta con questi abusi dello Stato e delle ARP! Per qualsiasi danno sia psicologico che fisico che i nostri figli subiranno, lo Stato sarà il solo responsabile!” “.

Sta morendo e l’ARP se ne frega

Sta morendo e per anni non ha avuto modo di vedere i nipoti. Due anni fa’ è stata sottoposta all’ARP 8 di Pregassona questa faccenda. Come da prassi l’avvocatessa Torricelli e il suo manipolo di fedeli inosservanti delle leggi se ne sono lavati le mani.

Allora è stata interpellata la Camera di Protezione che ha deciso di mantenere il silenzio.

Sono state messe al corrente la Pretura di Lugano e la Procura che hanno deciso di non rispondere.

Velo pietoso va calato sul Dipartimento delle Istituzioni e il DSS. Lo stato attuale di questa vicenda dimostra che Gobbi e Beltraminelli hanno ben altro a cui pensare e che, in virtù della separazione dei poteri, possono avere la coscienza tranquilla.

Il Municipio di Lugano, pure informato, non ha espresso una sola parola. Evidentemente gli ippocastani sono materia assai più stringente.

Un uomo sta morendo e non può vedere i nipoti, perché la madre dei ragazzi “non è obbligata a farlo”, applicando una delle sue innumerevoli leggi “ad personam”. E cosa fanno le istituzioni? Niente. Tacciono.

Pure sottoponendo all’attenzione dell’ARP le sentenze del Tribunale federale e della CEDU che garantiscono ai nonni di avere rapporti con i nipoti, Torricelli & company hanno deciso di tacere, l’unica cosa che gli riesce meglio dell’insultare l’intelligenza delle utenze, facendosi beffe delle norme e applicando un diritto “à la carte”.

Intanto il nonno continua a lottare, sopportando il dolore fisico al quale va sommata l’angoscia del morire senza avere un ultimo contatto con i nipoti. Sopravvive ai profondi momenti di sconforto e continua a sottoporsi a cure mediche che gli danno qualche speranza in più.

La risposta delle autorità arriverà postuma (se mai arriverà) e sarà un insulto alla dignità umana.

Le ARP vanno smantellate e tutte le atrocità che commettono vanno rese pubbliche.

 

 

La lungimiranza di De Maria

Il portale ticinese TicinoLive ha riproposto oggi un’intervista del 7 marzo 2015 a Orlando De Maria, attivo in politica e conoscitore delle ARP.

Non deve stupire che quanto pronosticato dal signor De Maria sia ancora attuale, deve stupire piuttosto che a Bellinzona praticamente nessuno se ne sia reso conto.

Qui l’intervista, buona lettura.

PS: Il Ministro Gobbi se l’è presa con me, dandomi dell’incapace, accusandomi di avere interessi personali e di scagliarmi solo contro l’ARP 8.

Poiché non è importante ciò che si dice ma chi lo dice, aspetto ancora le prove tangibili delle abilità di Gobbi (che da mesi sto cercando di raggiungere al telefono, senza successo). Probabilmente questo significa essere bravi.

Così è (fin troppo) facile

Muro di gomma dell’Autorità Regionale di Protezione 8 (ARP), uno degli organi ticinesi preposti, tra le altre cose, ad intervenire laddove – su richiesta di parte – vi siano tensioni nei rapporti tra coniugi divorziandi o ex coniugi.

A capo di ben due delle 18 ARP c’è Clarissa Torricelli, già richiamata all’ordine quando svolgeva il ruolo di Procuratore Pubblico, perché aveva dimenticato di fornire alla difesa delle informazioni di primaria importanza all’interno di un processo. Quando ha scelto di non ricandidarsi al ruolo di pubblica accusatrice la città di Lugano l’ha nominata a capo dell’ARP 8 e l’ARP 3, entrambe piuttosto tristemente note in Ticino a causa delle decisioni prese da chi la presiede e dal suo braccio destro, Daniela D’Ottavio del Priore, già balzata agli onori delle cronache, a sua volta, per avere visto casi di maltrattamenti su minori laddove è stato dimostrato non essercene nemmeno l’ombra.

Che, tra le diatribe tra genitori divorziati, ci sia una parte più scontenta dell’altra è una norma quasi standard, ciò non toglie che le istituzioni dovrebbero assumere posizioni assolutamente trasparenti, fosse solo per non esporsi a critiche che nulla hanno a che fare con gli scopi per i quali esistono. All’ARP 8 di Lugano così non è: una delle parti lese ha chiesto che le fossero comunicati i dati utili affinché, ad una specialista invocata dall’ARP 8, fosse consegnato un ordine di apparizione in tribunale, come persona informata dei fatti. Silenzio. L’ARP 8 si nasconde, non risponde, fa finta che nulla sia accaduto.

Il perché appare incomprensibile, tra i membri dell’ARP 8 e la specialista che dovrebbe comparire in tribunale non ci sono legami tali da mettere in discussione il lavoro svolto da quest’ultima. Oppure no? E se fosse questo il motivo per cui l’ARP 8 non risponde?

Caso Bomio, undici anni al pedofilo

Bellinzona, Cantone Ticino, Svizzera.

Falvio Bomio, persona molto conosciuta nel bellinzonese, è un pedofilo e la giustizia gli ha presentato il conto: undici anni. Undici.

L’accusa, sorretta dal pubblico ministero Amos Pagnamenta, ne ha chiesti 14, la difesa 6. Pochi? Tanti? Pena commisurata?

Pena commisurata a quanto il codice penale svizzero permette di infliggere. Ma facciamo un passo indietro.

Durante il processo sono emersi fatti che, a buona ragione, hanno fatto sgranare gli occhi. Bomio sceglieva le sue vittime e annotava su un quaderno ogni particolare, e ha agito indisturbato per anni tanto che è stato chiamato alla sbarra per rispondere solo di una parte dei suoi reati, giacché gli altri – commessi decine di anni fa – sono ormai caduti in prescrizione.

E qui occorre aprire una parentesi: in Svizzera esiste un disegno di legge che vuole vietare ai colpevoli di pedofilia di potere svolgere attività (professionali o non) con fanciulli. Disegno di legge tardivo che viene contestato da parte del parlamento e anche da parte delle aree politiche. E qui servono le parentesi quadre: che Paese è quello in cui si tergiversa sulla protezione di chi, da solo, non è capace di tutelarsi? Chiuse entrambe le serie di parentesi.

Undici anni ad una persona, Bomio, che ha commesso una serie impressionanti di crimini odiosi. Fuori dai denti: la pedofilia è forse il reato più efferato: c’è premeditazione, c’è volontà, uccide lasciando in vita.

Al processo di Lugano, iniziato a Lugano il 5 agosto e conclusosi il 9, era presente anche una delegazione delle vittime di Bomio, rappresentate dall’avvocato Davide Corti. I loro racconti hanno di certo contribuito a mostrare l’efferatezza del crimine e, a anni di distanza, per molti di loro è stato impossibile trattenere le lacrime (speriamo, almeno, sia stato un pianto liberatorio). La pedofilia crea uomini morti che respirano e camminano. Anche da questo punto di vista, pur osservando i parametri imposti dalle leggi, undici anni sono niente. Niente.

E riapriamo una parentesi: se il giudice ha comminato una pena applicabile alle norme, a chi tocca il compito di rivedere tali norme, le cui pene prevedono detenzioni risibili?

Torniamo al processo: il PM Amos Pagnamenta ha fatto una lunga requisitoria, lunghissima. Ore e ore e sforzi immani per mostrare tutta la brutalità dei gesti di Bomio il quale riteneva  “il territorio di caccia” la società di nuoto di cui era presidente e nella quale adescava le sue giovani vittime, così come chiamava “hall of fame” il libro in cui annotava ogni cosa. Mostruoso? Malato? Non tocca a noi dirlo. E’ toccato al giudice Marco Villa, delle Assisi Criminali di Lugano. Il giudice ha lavorato bene o male? E’ stato equo, ha riconosciuto anche delle piccolissime attenuanti a Bomio, impresa di certo non facile e missione non per tutti, quella di andare incontro ad un uomo che per anni ha abusato di tutti. Dei bambini, dei loro genitori che credevano fossero in buone mani, della collettività.

Pagnamenta? Ha fatto un lavoro perfettibile, al contrario di quanto viene ritenuto dalla stampa elvetica che, in coro, gli ha rivolto un plauso. Requisitoria da re della retorica, con scivoloni incredibili. Alla voce “pericolo di recidività”  Pagnamenta vuole battere il record di salto in alto ma l’asta gli si spezza in mano: “forte della sua potenza finanziaria potrebbe addirittura, una volta pagato il conto con la giustizia, andare all’estero e vivere nella bambagia“. Cosa vuole dire? Che se Bomio fosse stato meno abbiente allora avrebbe chiesto una pena più mite? Ciò che in teoria voleva essere un pensiero sopraffino ha, con ogni probabilità, sortito l’effetto contrario, aprendo le porte al giudice Villa per valutare le attenuanti. Troppa carne al fuoco moltiplica il rischio che qualche bistecca bruci. E così è stato.

E la difesa? Disastrosa. Un colabrodo (e ci sarebbe da aggiungere “per fortuna”, ma ciò esula dagli aspetti legali e riguarda solo quelli umani).

L’Avvocato Maria Galliana, già PM, ha assunto la difesa di Bomio e, nel contempo, è presidente della commissione di coordinamento per l’aiuto alle vittime. Quindi da che parte stava? Ha chiesto, per il suo assistito, una pena tra i 5 e i 6 anni di reclusione a vantaggio di Bomio, ovviamente, lasciando quindi da parte il suo ruolo istituzionale. C’è qualcosa di losco sotto? Certamente no, ma così si presta il fianco a critiche gratuite che, peraltro, distolgono l’attenzione da ciò che è importante: le vittime di Bomio.

Questo ci riporta alle autorità ticinesi che sono solite incappare in incidenti di percorso simili: nel quadro di una ricerca giornalistica che sto conducendo, è emerso che per fare delle perizie psicologiche vengono scelti professionisti “amici” di chi le commissiona, in un caso è stata scelta una psicologa che fa parte di un’associazione il cui sito web è gestito dal marito del commissionante. In un altro caso, un divorzio, il figlio della coppia è assistito da un curatore che fa rapporto alle autorità chiamate a decidere sul suo affidamento. Questa persona è la moglie di un collega del padre del piccolo. I rapporti della curatrice dipingono la madre come manipolatrice e il padre come un santo, omettendo che il genitore ha costretto il figlio a scendere dall’automobile facendolo ritornare a casa da solo e altre amenità simili.

C’è qualcosa di marcio sotto? Sicuramente no, ma con tutti gli psicologi e curatori che operano attivamente, proprio quei due dovevano essere scelti?

C’è un’altra tipicità ticinese, quella delle interrogazioni parlamentari a cui – a volte – il Governo non risponde. Perché? Non si sa. Forse non ritiene necessario farlo, forse non sa cosa rispondere… e anche nel caso dell’avvocato difensore di Bomio è partita l’interrogazione parlamentare, presentata da Silvano Bergonzoni e Lara Filippini. Affaire à suivre.

Intanto Bomio è stato riconosciuto colpevole di (una parte) dei suoi reati. L’altra parte, cospicua, numericamente elevata, è caduta in prescrizione. Quanto valgono decine di stupri perpetrati a bambini indifesi e incapaci di comprendere ciò che stava accadendo loro? Undici anni di prigione e 167mila franchi (135mila euro al cambio attuale) per torto morale, danni materiali e spese.

Giusto, sbagliato, sufficiente? Impossibile dirlo, una cosa però la si può sostenere: un Paese incapace di tutelare i minori deve fermarsi a riflettere e cambiare profondamente.