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Cinque buoni motivi per votare Gobbi (attenti al loop)

Il Direttore del Dipartimento delle Istituzioni è stato l’esempio per antonomasia di ciò che un ministro non dovrebbe né fare né essere. Per sommi capi (da dire ci sarebbe molto di più), ecco cinque buoni motivi per riconfermarlo:

1. Ha una visione tutta sua della verità

Come tutti i bugiardi è dotato di ottima fantasia e di scarsa memoria. In questo post sostiene di non essere al corrente di situazioni che invece conosce molto bene e, in quest’altro post, continua imperterrito a coprire le proprie bugie con bugie ancora più grandi. Entrambi questi interventi – che il Ministro ha volutamente riempito di “inesattezze” – si snodano attraverso il solito “non posso farci nulla”, frase che piace tanto a quei politici che fanno disastri e non hanno il coraggio di porre rimedio ai propri errori. Infatti, ad ulteriore dimostrazione che “non può farci nulla” e che ha scarsa memoria, arriviamo al punto due…

2. L’ego smisurato del politico

Finito di cercare di convincere (se stesso) che “non può farci nulla”, il 1. aprile su “Il Corriere del Ticino” il Ministro sostiene di prendere da solo tutte le decisioni. “Alle Istituzioni decido solo io”, dice Gobbi. Vista la data di pubblicazione dell’articolo si tratta certamente di uno scherzo, altrimenti non si spiega perché “non può farci nulla”, una manciata di giorni dopo diventa un’esplosione smisurata dell’ego. O decide solo lui, oppure si piega a situazioni in cui non ha alcun peso politico. Tutto ciò ci rimanda al punto 1, un loop senza fine.

3. Egemonia militarista

Le forze dell’ordine sono la sua vera passione, così come il militare. Quando si tratta di riforme relative alla Polizia è sempre in prima linea ed è in trincea con gli  agenti che compiono arresti rocamboleschi, tanto da vantarsene come se fossero suoi. L’ultima sortita del Ministro è relativa alla Festa di San Provino, sagra di paese che quest’anno – ai primi di marzo – è stata teatro di una caccia all’uomo. Un pericoloso criminale ricercato anche in Italia (!! wow !!) è stato arrestato dagli agenti della polizia cantonale proprio durante la festa paesana: qualche giorno dopo però si è scoperto che il pericoloso criminale null’altro era che una persona inerme e disabile. Tutto vero. Il Ministro, per una volta almeno, ha messo da parte il suo ego e ha chiesto scusa per la gaffe. (Quest’ultima frase invece è falsa).

A lui la divisa piace davvero tanto e ha deciso, nel 2014, di fare vedere al mondo quanto è brava e preparata la Polizia del Cantone Ticino. Durante il World Economic Forum di Davos ha insistito affinché anche gli agenti ticinesi fossero ripresi dalle telecamere di tutto il mondo, inviando un nutrito contingente nei Grigioni, lasciando così terreno libero ai ladruncoli di frontiera che hanno preso d’assalto indisturbati il Cantone. A Coldrerio (località ad una manciata di chilometri dal confine con l’Italia) i topi d’appartamento hanno fatto scorpacciate, mettendo a segno sei furti in due ore.

4. Lo Stato è perfetto

Il 10 aprile dei cittadini hanno deciso di prendere in mano la situazione relativa alle Autorità Regionali di Protezione, perché hanno capito che il Ministro Gobbi non è in grado di impedire che queste istituzioni, ormai allo sbando, smettano di perpetrare torti ai cittadini che dovrebbero servire e proteggere. Il Ministro è stato ovviamente invitato, sarebbe stata per lui l’opportunità di scendere tra la gente, capire cosa va migliorato, e attuare le riforme necessarie. Invece è stato il grande assente della serata; il suo messaggio però è arrivato forte e chiaro a tutti: “a me di voi cittadini, dei vostri figli, dei vostri genitori, dei vostri parenti, dei vostri coniugi… non interessa nulla”. I presenti, infatti, hanno preso appunti per non dimenticarsene. Mai.E si entra in un altro loop: i cittadini chiedono a gran voce, il Ministro ignora dicendo di non potere fare niente.

5. I colpi di coda

Anche lui, a pochi giorni dal voto del 19 aprile, si è reso conto che la situazione non è perfettamente rosea, quindi ha deciso di correre ai ripari. Chiunque chieda un permesso di dimora (“permesso B”) o un permesso da frontaliere (“permesso G”) deve esibire l’estratto del casellario giudiziale. Si tratta, così come spiegato dal Governo ticinese stesso, di un abuso: la legge federale prevede la sola autocertificazione del richiedente il permesso. Quindi, una volta entrata in vigore, questa misura verrà probabilmente abrogata da Berna. Ma i cittadini non lo sanno e pensano che Gobbi sia l’uomo dalle soluzioni d’oro. Non pago, il Ministro si è fatto coinvolgere nella polemica sganciata da Christian Vitta (suo concorrente nella corsa al Consiglio di Stato) che reclama la paternità di tale idea, già formulata anni fa’ e respinta da Gobbi stesso. In realtà una simile proposta era stata formulata da Lorenzo Quadri ancora prima di Vitta e, anche in quel caso, era stata cassata poiché inattuabile. Un altro loop.

Quindi, per concludere: troppo facile distruggere il Ticino, ignorare il furore di popolo e poi andarsene. Gobbi va rieletto, ha il dovere di mettere in ordine il disastro che ha fatto e poi, con iniziativa popolare, va destituito. Bastano 15mila firme.

10 aprile: i ticinesi riprendono in mano le loro vite

Save the date! Se avete impegni, spostateli. Il 10 aprile al Ristorante Alla Bricola di Rivera, alle 20.15 ci sarà la prima serata del gruppo STOPARP, durante la quale verranno illustrati sia il modus operandi delle Autorità Regionali di Protezione sia gli abusi che vengono ripetutamente perpetrati.

Non è una cena e l’entrata è ovviamente libera. Il Ristornate ha messo a disposizione una sala, la consumazione è gradita (un caffè è sufficiente).

Ancora prima di essere l’inizio di una “rivoluzione” (pacifica, ovviamente), ancora prima di essere il manifestarsi di intenti comuni, questa serata insegna che, uniti, si possono cambiare le cose.

Di più, insegna che quando politici come Norman Gobbi dicono di avere le mani legate davanti a questi scempi, si manifestano in tutta la loro pochezza umana.

Perché partecipare? Perché nessuno è immune dalle ARP. Volete sapere come e perché? Ci si vede il 10 aprile a Rivera.

10 aprile 2015 - ore 20,15 - Ristorante La Bricola - Rivera
10 aprile 2015 – ore 20,15 – Ristorante La Bricola – Rivera

Vi pisciano in testa e vi dicono che piove

Il titolo, preso in prestito da Marco Travaglio, non vuole essere un’ode alla volgarità ma ben si sposa con quanto sta accadendo in Ticino. Che questo Esecutivo abbia ampiamente dimostrato di essere vergognoso, sembra non solo opinione condivisa bensì opinione ogni giorno più diffusa.

Nessuna unità, nemmeno per salvare il principio di collegialità che, apprezzabile o meno, resta comunque una grande prova di coesione. Niente da fare, i “fab five” si sono prodigati per ostacolarsi a vicenda. Di casi ce ne sono diversi, indimenticabili quello in cui, per tagliare la spesa pubblica, il direttore del DSS Beltraminelli fa i conti in tasca al DECS di Bertoli suggerendogli di rinunciare ad un anno di liceo. Ora uscite di casa, suonate al campanello del vostro vicino, chiedetegli di spegnere il riscaldamento per risparmiare sulle quote condominiali, osservate la risposta e stupitevi del fatto che vi abbia chiuso la porta in faccia. C’è un’aggravante non da poco: anche la SECO è giunta alla conclusione che vi è una correlazione stretta tra formazione e disoccupazione. In un momento storico in cui il comparto della formazione deve proporre soluzioni, Beltraminelli sostiene sia necessario togliergli l’ossigeno.

Non di minore spessore l’episodio dei bimbi ecuadoriani, che ha visto al centro della vicenda ancora una volta Bertoli e l’onorevole Gobbi: mentre il primo, al pari di Penelope, cercava di tessere una tela che aprisse loro le porte della scuola il secondo vestiva i panni di Penelope by night. Del resto, se al Dipartimento delle Istituzioni non interessa nulla dei bambini svizzeri massacrati dalle Autorità Regionali di Protezione, per quale motivo dovrebbe spendersi per due bambini senza fissa dimora, dai tratti meticci e il passaporto spagnolo? Epocale, ancora una volta al centro c’è Bertoli, la richiesta spacciata per irrimediabilmente legittima del “9 febbraio bis”, dimenticando che 70 a 30 non è un pareggio e che quindi non sono previsti né tempi supplementari né rigori.

All’Esecutivo sfugge che “ostacolarsi a vicenda” è un concetto che non esiste: quando il Governo si fa i dispetti, in realtà manca profondamente di rispetto allo Stato, ossia ai cittadini. A peggiorare le cose (e non è per forza di cose detto che ce ne sia un gran bisogno), il Governo esige il rispetto istituzionale. E qui si apre un altro paragrafo che necessiterebbe di lunghi preamboli e che invece vale la pena riassumere così: l’infallibilità papale, ufficializzata nel 1870 (ma nata molto prima) è seriamente messa in discussione proprio in questi anni. Se vacilla una simile costituzione dogmatica che riguarda un Dio che siede ad un piano leggermente superiore a quello dei “fab five”, perché il cittadino dovrebbe dogmatico rispetto a delle istituzioni che fanno di tutto per non meritarlo? E se questo apparisse troppo aulico, distante ed etereo, va ricordato che i moti rivoluzionari della primavera araba (2010) sono il segno che il rispetto istituzionale sta lasciando sempre più il posto ad un rispetto che i cittadini esigono venga guadagnato. E non si creda che il ticinese non protesti o che si limiti a bofonchiare; protesta eccome ma, alle piazze, preferisce l’agorà virtuale del web. Lo stesso utilizzato da Beltraminelli per i suoi proclami: “ticinesi… non è affatto vero che siete più poveri, siete solo irresponsabili nel chiedere aiuti alla cosa pubblica”.

La lista dei dispetti e dei “signo, lui non ha fatto i compiti” è lunghetta. L’ultimo episodio, disdicevole, quello delle liti a Palazzo, laddove ancora una volta a farne le spese sono i cittadini. C’è una crisi di Governo in Ticino, perché l’Esecutivo – benché in carica – ha dimostrato di non sapere (o volere?) lavorare insieme. Se non mancassero una manciata di settimane all’avvicendamento, sarebbe il caso di andare al voto anticipato.

Se questo già non fosse grave, si può ancora tristemente appesantire il carico. Questo Governo non risponde agli atti parlamentari (qui il riferimento alle 40 interrogazioni di Sergio Morisoli di Area Liberale e a chissà quante altre provenienti da altri parlamentari), non esattamente delle insistenti lettere di corteggiatori non ricambiati. Questo Governo si sottrae ad un sistema di controllo che delinea, tratteggia e colora ogni zona democratica del pianeta. Un Governo che appare inerme davanti alla tutela del cittadino, che sembra più impegnato a stuzzicarsi al proprio interno piuttosto che acquistare in credibilità e che si rifiuta di renderne conto al popolo.

E se qualcuno dei lettori ha perso il lavoro e fa fatica a trovarne uno, sappia che questo Governo, così schierato contro i frontalieri, sta gridando senza muovere un dito. Lo dimostrano gli incentivi del pacchetto “Ri-Locc”, il piano per il rilancio dell’occupazione, le cui erogazioni sono diminuite drasticamente con l’aumentare della disoccupazione. Cosa per nulla normale, perché il tasso di disoccupazione in Ticino non sale per via della soppressione di posti di lavoro. Tra il primo trimestre del 2013 e lo stesso periodo del 2014 sono stati creati 4mila posti di lavoro, assegnati per lo più a frontalieri e, nell’economia delle cose, non deve stupire. Se gli incentivi proposti dallo Stato non riescono a scalfire nemmeno un poco la differenza tra lo stipendio di un lavoratore residente e quello di un lavoratore d’Oltreconfine allora, come del resto dimostrato, queste misure sono inefficaci e dimostrano la pochezza di tutto l’impianto che le ha concepite.

Eppure, questo Governo, si dice affranto, preoccupato e addolorato dalla situazione del mercato del lavoro e si spende per garantire, in futuro, di attuare tutte quelle misure che non ha saputo attuare in passato.

Il rilancio dell'occupazione in Ticino
Grafico a cura di Giuditta Mosca / Fonte dati: USTAT

Non vorrei avere turbato qualcuno con il titolo, così fosse me ne scuso sinceramente. Resta il fatto che “vi pisciano in testa e vi dicono che piove”. Perché se un Governo vuole il rispetto dei cittadini, deve rispettarli senza distinzioni.

Articolo pubblicato su TicinoLive il 29 gennaio 2015