Lugano – figli orfani di padre vivo

Dottoressa Elena Paltrinieri. Ricordate questo nome. Dottoressa Elena Paltrinieri di Lissone (Monza).

Cosa c’entra una psicologa italiana con un’autorità Svizzera, in questo caso l’Autorità Regionale di Protezione 8 di Lugano? Vale la pena spendere due parole: la Lega dei Ticinesi, movimento politico di destra, continua a criticare l’abbondanza di lavoratori stranieri (soprattutto frontalieri) in Svizzera e, ovviamente, non si può dare torto ad un partito che lotta per contenere la disoccupazione dei residenti.

Ciò che la Lega non sa è che le autorità ricorrono a persone italiane (come in questo caso, nemmeno in Ticino non ci fossero psicologi) e che a capo di tali istituzioni c’è l’onorevole Norman Gobbi, un leghista. Ma torniamo alla dottoressa Elena Paltrinieri.

L’ARP 8 di Lugano ha commissionato una perizia su due minori, affidata alla citata specialista. Il rapporto stilato è una sassaiola contro il padre dei ragazzi, ritenuto malato mentale.

Fino a qui potrebbe non esserci nulla di particolarmente fuori luogo, una storia triste come tante. Eppure…

Eppure una perizia è un test clinico a tutti gli effetti. Come quello del sangue, ad esempio.

Ora immaginate di andare dal vostro medico curante e questo, senza prelevarvi il sangue, lo analizza. Come è possibile? Non è possibile, infatti.

Però la dottoressa Paltrinieri ci è riuscita, ha diagnosticato al “padre” (più avanti spiegherò perché sono ricorsa alle virgolette) una serie di devianze psicologiche e psichiatriche non curabili senza nessun test. Nessuno. Lo ha fatto al telefono. Se un medico facesse una diagnosi al telefono verrebbe soprannominato “santone” o “guaritore”… una psicologa che fa una perizia al telefono, invece, è una professionista affidabile. Chi lo dice?

Lo dice l’ARP 8 di Lugano che, in base alla perizia fatta al “padre” (più avanti, abbiate pazienza) ha vietato a quest’ultimo di parlare al telefono coi figli, figli che non può vedere da quasi 5 anni.

Beh, direte voi, le autorità ticinesi non possono certo arrivare ovunque, si sono affidate ad una psicologa, mica ad una maga. Due obiezioni: la prima è che la dottoressa Elena Paltrinieri crede di essere brava (lo ha detto lei al padre, questa volta senza virgolette) e quindi è riuscita a fare una diagnosi scientifica usando il telefono e senza somministrate i test che, di fatto, convalidano qualsiasi esame medico.

La seconda: le ARP hanno un membro fisso che deve avere una preparazione psicologica. Anche l’ARP 8 ne ha uno, si chiama Daniela D’Ottavio del Priore. E’ quindi possibile che la dottoressa D’Ottavio del Priore non sappia che la sua collega italiana ha fornito un lavoro inutilizzabile? Oppure lo sa e ha preferito tacere perché i figli altrui non sono importanti? Non si sa.

Ora arrivo a spiegare le virgolette usate per scrivere “il padre”. Perché la dottoressa Elena Paltrinieri (né la dottoressa D’Ottavio del Priore) possono provare di avere parlato con il padre dei minori. E come potrebbero? Ecco un altro motivo per il quale una perizia fatta al telefono è tutt’altro che valida.

I due minori non hanno più rapporti con il loro genitore, per via di una perizia fatta al telefono “al padre”.

Incredibile, vero? No. Incredibile ma vero.

Succede a Lugano. Non dimenticate questo nome: dottoressa Elena Paltrinieri, Lissone (Monza).

8 pensieri su “Lugano – figli orfani di padre vivo

  1. gentile signora Mosca, sono la dottoressa Paltrinieri, oggetto del suo articolo. Mi permetto di precisare che la perizia non verteva sui genitori, ma sui due figli. Come tale è stata svolta tramite colloqui e coi test di rito. La perizia sui genitori è stata svolta da altra collega. Per quanto riguarda il colloquio telefonico, durato circa due ore, col signore di cui si parla, le rammento che lei stessa ha “testimoniato” in un suo scritto di averlo ascoltato. Vorrei inoltre ricordarle che il colloquio telefonico col padre dei bambini ( che non è una perizia) è stato chiesto proprio dal padre per non doversi spostare da Roma. Come ho già avuto modo di dire, gli era stato fissato un colloquio in studio (in data 27.12.2012) da lui disdetto chiedendo di essere sentito a distanza. Gradirei che lei rettificasse e, se possibile, non desse voce solo ad una delle parti in causa.

    1. Gentile dottoressa, sono felice che lei abbia voluto replicare: ecco quanto è doveroso risponderle.

      Perizia o no?

      La perizia non verteva sui genitori, infatti non ha speso una sola riga sullo stato di salute della madre dei due ragazzi. Cito dalla suo testo: “il lungo colloquio telefonico ha permesso di evidenziare la presenza di un disturbo narcisistico paranoideo che il padre dei minori sembra vivere in maniera egosintonica e probabilmente esasperato dalla vicenda separativa”. Quindi, questa per lei non è una perizia. Di più: non è una perizia che la porta a fare considerazioni “probabili”.

      Da sottolineare che le autorità ticinesi l’hanno presa come tale perché hanno attuato ciò che lei ha suggerito nelle sue conclusioni (sulle quali tornerò dopo) eliminando ogni contatto tra il padre e i figli. Lei, dottoressa, sostiene qui e ora (mesi in ritardo e nel posto sbagliato) che non è una perizia sul padre. Avrebbe dovuto dirlo alle autorità competenti in modo sicuramente più tempestivo.

      Testimonianza

      La telefonata è stata fatta in mia presenza e ribadisco: lei ha riportato nel suo referto cose che il suo interlocutore non ha detto. Per di più si avvale del fatto che il padre dei minori – che vive in serie difficoltà economica – non avesse il denaro per raggiungerla a Monza; questo dato ha suscitato la sua “ilarità”, avendo voluto assumere un tono sbeffeggiante nel suo scritto, sottolineando che il padre non fosse in grado di trovare “100 euro” per raggiungerla. Due rapide considerazioni: i 100 euro, controllando sul sito di Trenitalia e non abbozzando previsioni e stime, sono in realtà 190 e, attingendo dalla cronaca, direi che almeno il 30% degli italiani avrebbe fatto fatica a trovare il denaro necessario per il viaggio. L’altra considerazione: perché non ha raggiunto lei il padre a Roma? Da quando versare in pessime condizioni economiche è diventato un handicap davanti alle istituzioni?

      Rettifica e diritto di replica

      Come vede sto rettificando; il diritto di replica lo ha avuto e lo ha usato così. Il padre dei minori le ha telefonato chiedendo come potesse essere giunta a conclusioni simili senza test ed ecco uno stralcio di ciò che lei, dottoressa, ha risposto:

      Padre: “come ha fatto a giungere a tali conclusioni senza test psicologici?

      Lei: “perché sono brava

      Padre: “lei si rende conto che mi ha addebitato delle patologie non curabili senza nemmeno avermi visto?

      ….
      ….
      ….

      Lei: “questa gliela faccio passare liscia, ma la prossima… eh!

      Il padre dei minori ha chiesto quale siglatura fosse stata usata per giungere alle conclusioni elencate nel referto e ha chiesto di potere avere le tavole affinché un altro specialista potesse valutarle. Non ha ricevuto nessuna risposta. Lei ha certamente ragione nel volere pretende il diritto di replica e di rettifica (cose che ha ottenuto) ma non sembra essere disposta a fare in modo che ciò valga anche per gli altri.

      Cosa dicono gli altri specialisti

      Immagino e comprendo che ad ogni esperto possa dare fastidio se i pareri di suoi pari divergono dal suo. La sua perizia è stata oggetto di altre quattro consultazioni con altrettanti psicologi e tutti sono giunti alla conclusione che il suo lavoro è inattendibile. Se vuole il nome degli specialisti mi contatti in privato e sarò lieta di darglieli. Probabilmente, per lei, il fatto che nessuno sia d’accordo con quanto sostiene nel suo referto ha una sola interpretazione: sbagliano tutti tranne lei. (Vede quanto è antipatico lanciarsi in conclusioni?)

      Il padre si è sottoposto ad una perizia basata su due differenti test che gli sono stati sottoposti sull’arco di più sedute. Il parere della sua collega è esattamente il contrario di quanto lei ha sostenuto in totale assenza di test. Come spiega questa sostanziale differenza? Ha torto la sua collega?

      Il dottor Giordano, massimo esperto in Italia del mobbing genitoriale, ha avuto modo di dire (cito testualmente): “ci troviamo in presenza di un Mobbing Genitoriale ai suoi danni, teso ad impedirle l’esercizio della sua genitorialità”… “i due ragazzi, peraltro, sembrano già essere in quella condizione che si definisce di ‘Alienazione Genitoriale’… “. Un altro esperto che, ovviamente secondo lei a torto, smonta la sua perizia.

      Solo nel suo referto appaiono evidenti 5 degli 8 punti necessari a diagnosticare la presenza di PAS e mobbing genitoriale, peccato che lei non li abbia né intuiti né riscontrati.

      Conclusioni

      Lascio ai lettori le conclusioni, ora che grazie al suo intervento hanno un quadro più esaustivo e le faccio due domande, alla quale sono certa vorrà rispondere: lei è sicura di avere parlato al telefono col padre di minori? Lo può provare?

      Prima di lasciarla vorrei riuscire a comprendere come fa, qui e ora (e, ribadisco, non al cospetto delle autorità ticinesi) a dire che la sua non è una perizia.

      1. mi spiace lasciare ai lettori la sua versione dei fatti, ma preferisco evitare polemiche.

  2. Ho appena scritto alla persona interessata per avere il suo nullaosta. Nel frattempo perché lei, “signora Meo”, non si identifica con un nome e un cognome? Così i lettori avranno “un’idea completa”.

Dite la vostra